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Casarin: 'Una Reyer per tutti nel segno della continuità'

Casarin: 'Una Reyer per tutti nel segno della continuità'

Vale la pena di studiare, oltre che applaudire, l'esempio virtuoso dell'Umana Reyer Venezia, dopo l'en plein Coppa Italia-Next Gen Cup under 18, che ha seguito lo scudetto 2019 (e quello 2017). E bisogna parlarne col presidente Federico Casarin, ex giocatore, recente Stella d'oro del Coni, uomo di fiducia, come emanazione del patron (e sindaco della città metropolitana di Venezia) Luigi Brugnaro (nella foto è con l'allenatore Walter De Raffaele).
Casarin, perché quando vince Venezia si tende a parlare ancora di sorpresa?
"Forse perché la nostra attitudine è avere un atteggiamento equilibrato, senza voglia di apparire. Detto questo il 16 resterà nella nostra storia Ha vinto anche la Reyer femminile. Siamo partiti nel 2006, col progetto di Luigi Bmgnaro, in B2, l'equivalente dell'attuale C Gold. Nella storia la Rever non ha mai avuto questi picchi. Nel percorso siamo stati bravi e fortunati, ma continuiamo a guardare avanti con grane ambizione. Dopo un avvio alterno causa doppio impegno Serie A-Eurocup, anche qualche occasione persa, abbiamo un cammino ancora lungo. La trasferta di Brescia in Eurocup, due gare importanti in A contro squadre che ci precedono, Cremona e poi Brindisi in casa, in un campionato equilibrato e complicato".
Colpisce la capacità di investire sui giovani. Da anni.
"L'idea fondante di questa società secondo Brugnaro è la partecipazione, la condivisione con la città, il territorio. La più grande soddisfazione, al di là dei risultati è proprio l'interesse che si è creato. Puntiamo alla continuità, le 5 semifinali scudetto maschile e le 5 femminili ne sono conferma Si può perdere, ma il club va avanti».
Avete creato un pool con 38 società, non soltanto del territorio, ma vi state allargando sul Paese.
«Adesso siamo a 42, con una del Lazio e una della Toscana che si sono aggiunte nei giorni scorsi. Poi abbiamo la Reyer School Cup, premiata lo scorso anno come miglior progetto marketing da LBA. E' un torneo cui partecipano 48 istituti scolastici superiori della città metropolitana e coinvolge circa 40.000 studenti. Ha un grande valore sociale. E la frase emblematica è di una ragazza la scorsa stagione: "Prima eravamo una classe, adesso siamo una scuola" Perché tutti i ragazzi partecipano, tra gruppi di cheerleaders, chi fa comunicazione. Si giocano 95 partite».
Così, tutti si avvicinano alla Reyer. E' questo il motivo di tanti investimenti sui giovani? Perché avete molti prodotti già in campo dalla Serie A fino alla B
"Tutti vorremmo costruire i Gallinari e Belinelli del futuro, ma così si nasce, alcuni diventeranno buoni, ottimi giocatori, altri saranno dirigenti, altri appassionati, tifosi. Nel frattempo giocano e l'educazione sportiva tra gli 8 e i 16 anni è fondamentale, per la vita intendo».
Con tanti giovani in giro avete pensato al satellite in A2.
"Due anni fa abbiamo acquistato il Basket Chiusi in Toscana. Partita dalla promozione è in C Gold, prima Crediamo possa diventale la vera cantera, ma vogliamo fare i passi giusti, un percorso di crescita, senza bisogno di acquisire diritti sportivi". Il progetto dell'arena metropolitana è fermo?
"No, è un obiettivo, stiamo seguendo l'iter e aspettiamo valutazioni e risposte senza porci limiti di tempo".
LBA sta cambiando dirigenza, la vostra posizione, giacché non siete entrati nel gruppo dei saggi?
"Non vogliamo essere protagonisti, o meglio vogliamo esserlo con rutti i club. Abbiamo questa assemblea molto importante, il 26. Bisogna dare continuità alla crescita evidente del nostro basket di vertice. Quante squadre in A? E' uno dei temi che saranno esaminati dalla nuova dirigenza, l'ideale sarebbe non essere più dispari ed è sicuro che è il calendario con le coppe è pieno".
La chiave è la continuità.
"Sono convinto da sempre che sia la strada. Walter De Raffaele è con noi dal 2011 e i risultati parlano, ma anche il lavoro in Coppa è stato eccellente. Francesco Benedetti, responsabile del settore giovanile, è qui dal 2007, gli assistenti Alberto Bilio e Gianluca Tucci sono dal 2010, il team manager Mauro Sartori giocava già con noi e dopo è tornato. L'idea di creare un gruppo è forte, ma non da oggi. Altri stranieri sono rimasti con noi per anni, penso a Young e Peric. Così, ci si compatta, si cresce assieme. Certo, i risultati aiutano, ma qui, anche se arrivano le stelle, devono rinunciare a parte del proprio ego. Si passa dall'io al noi. Resistiamo alla tentazione di cambiare nelle difficoltà attraverso dialogo e confronto interno».
Non lo dirà mai, ma la chiave dell'equilibrio è lui.


Piero Guerrini


 

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