FABRIANO — Ma allora una società esiste. E lavora talmente bene che già ieri mattina aveva sistemato una pratica per niente scontata. Appena prima di depositare in Federazione il contratto mensile di Steve Carney (con opzione di proroga fino al termine della stagione), la dirigenza biancoblù era riuscita ad ottenere il transfert del giocatore proveniente da Israele. Dunque, grazie all'opera del presidente Alberti, il dirigente facototum Paolo Bilei, l'espertissima segretaria Mariangela Patrizi e coach Carmenati, Carney potrà debuttare domani (PalaGuerrieri, ore 18,15) nel quasi spareggio con la Snaidero. Sùbito nella mischia, insomma, per giunta nel più importante dei confronti stagionali.
«Non sono una star». E' grande, grosso e muscolato, ma con una faccia da simpatico tenerone. E quando ha davanti i taccuini viene fuori tutta la sua sincera umiltà. «Sono qui per sentirmi ancora un giocatore», ha spiegato ieri pomeriggio nella conferenza stampa di presentazione al palas. «Vengo da un mese di fisioterapia insistita e venti preziosi giorni di allenamento con Osimo. Sì, mi sento in buona forma e pronto per l'esordio. Quanto resterò in campo? Guardate, ho tantissima voglia di riassaggiare il parquet, ma so anche di essere l'ultimo arrivato. Non mi sento affatto una stella, per cui mi metto totalmente a disposizione del tecnico». Belle parole, perfette come biglietto da visita.
Uomo derby. Della sua carriera da giramondo ben ricorda l'esperienza russa al fianco di Avleev proprio nell'anno del celebre «cazzottone» dell'attuale virtussino, quella in Spagna con diverse apparizioni in Eurolega e il passato più recente in maglia Sicc in cui rivelò il suo micidiale tiro dall'arco oltre ad un'ottima predisposizione a rimbalzo. «Mi manca la massima serie italiana in cui debutterò domani. Ma di campionati e coppe importanti ne ho già disputati parecchi, per cui nessun timore. La mia 'jesinità'? Adesso sono a Fabriano e darò tutto per questa squadra. Però ho ricordi piacevoli di quei due derbies (uno a Rimini, ndr), peraltro vinti entrambi, e sempre accompagnati da grande calore».
«Anche esterno». Neanche il tempo di conoscere i nuovi compagni, che già Carney è messo sotto pressione dal suo allenatore. «Il suo posizionamento naturale è sotto canestro», premette Carmenati. «Ma in questo momento abbiamo bisogno di più rotazione sul perimetro, per cui spero che possa adattarsi anche da ala piccola. O lui o Clark in alcuni tratti dalla partita agiranno da 'tre' per dare respiro ai piccoli»
Alessandro Di Marco
«Non sono una star». E' grande, grosso e muscolato, ma con una faccia da simpatico tenerone. E quando ha davanti i taccuini viene fuori tutta la sua sincera umiltà. «Sono qui per sentirmi ancora un giocatore», ha spiegato ieri pomeriggio nella conferenza stampa di presentazione al palas. «Vengo da un mese di fisioterapia insistita e venti preziosi giorni di allenamento con Osimo. Sì, mi sento in buona forma e pronto per l'esordio. Quanto resterò in campo? Guardate, ho tantissima voglia di riassaggiare il parquet, ma so anche di essere l'ultimo arrivato. Non mi sento affatto una stella, per cui mi metto totalmente a disposizione del tecnico». Belle parole, perfette come biglietto da visita.
Uomo derby. Della sua carriera da giramondo ben ricorda l'esperienza russa al fianco di Avleev proprio nell'anno del celebre «cazzottone» dell'attuale virtussino, quella in Spagna con diverse apparizioni in Eurolega e il passato più recente in maglia Sicc in cui rivelò il suo micidiale tiro dall'arco oltre ad un'ottima predisposizione a rimbalzo. «Mi manca la massima serie italiana in cui debutterò domani. Ma di campionati e coppe importanti ne ho già disputati parecchi, per cui nessun timore. La mia 'jesinità'? Adesso sono a Fabriano e darò tutto per questa squadra. Però ho ricordi piacevoli di quei due derbies (uno a Rimini, ndr), peraltro vinti entrambi, e sempre accompagnati da grande calore».
«Anche esterno». Neanche il tempo di conoscere i nuovi compagni, che già Carney è messo sotto pressione dal suo allenatore. «Il suo posizionamento naturale è sotto canestro», premette Carmenati. «Ma in questo momento abbiamo bisogno di più rotazione sul perimetro, per cui spero che possa adattarsi anche da ala piccola. O lui o Clark in alcuni tratti dalla partita agiranno da 'tre' per dare respiro ai piccoli»
Alessandro Di Marco
Fonte: Il Resto del Carlino