Riminese nato a Londra 31 anni fa, gioca a basket: sono questi i pochi indizi che fanno un fuoriclasse. Carlton Myers è considerato, attualmente, il migliore ed il più famoso cestista italiano.
C'è chi vorrebbe vederlo giocare in NBA, chi, invece, nella sua squadra del cuore. E' molto corteggiato dagli organi di informazione in generale, ma anche dalle agenzie pubblicitarie che lo vorrebbero utilizzare come valido testimonial per le loro campagne.
Oltretutto, è un ottimo attore. Lo spot prodotto e mandato in onda dalla RAI per annunciare gli anticipi del sabato ne rappresenta un chiaro esempio. Chissà che un giorno, al termine della carriera agonistica, Myers non decida di dedicarsi al cinema.
Di recente, insieme ad altri "belli dello sport" ha posato gratuitamente nudo per un calendario realizzato e distribuito da Donna Moderna in favore di un progetto umanitario firmato Emergency.
Carlton Myers com'è noto, gioca nella Virtus Roma, ma è il campione di tutti, piace ai bambini e ai grandi, ai semplici simpatizzanti di basket così come ai più esperti in materia.
E' anche capitano e vera e propria bandiera della Nazionale italiana, e adesso ancora di più in seguito al recente addio di Fucka. E proprio sulla decisione del suo ex compagno di Nazionale, Myers si sofferma per apprestarsi ad esprimere una serie di riflessioni sul basket e sulla sua vita personale: "Con il congedo di Gregor - confida Carlton - Azzurra ha perso un elemento fondamentale.
Una perdita sia dal punto di vista tecnico che psicologico. Fucka, infatti, è una ragazzo molto simpatico, dotato di mentalità vincente che riesce a trasmettere ai suoi compagni. Ho appreso con sincero dispiacere la notizia del suo addio".
Parliamo di Virtus Roma. E iniziamo con una domanda che nasconde una grande curiosità: Cosa ne pensi dell'arrivo di Anthony Parker? Conosci già il nuovo acquisto di casa Roma?
"A dir la verità, non l'ho mai visto giocare. Posso dire, però, che me ne hanno parlato molto bene. Chi lo ha visto all'opera, mi ha descritto un bravo giocatore, un ottimo atleta, ma soprattutto un elemento versatile. Ecco, mi sembra che proprio questa caratteristica ne faccia la pedina che stavamo cercando per completare un già competitivo scacchiere. La Virtus ha bisogno, infatti, di un cestista che sappia fare di tutto.
Inoltre, mi dicono che Parker sia anche una persona umile, che ha semrpe dimostrato spirito di gruppo e che sa mettersi al servizio della squadra.
Prima di giudicarlo, ovviamente vorrei vederlo con i miei occhi, ma le premesse sono buone...".
Parker arriverà nei primi giorni di gennaio. Intanto però, la Roma deve concentrarsi per chiudere nel miglior modo possibile il girone d'andata della Foxy Cup. In palio c'è la Final Eight di Forlì...
"Dopo un buon inizio di stagione, le tre sconfitte consecutive con Trieste, Treviso e Siena ci hanno fatto perdere il secondo posto. Ora, però, con tre vittorie consecutive ed un calendario niente male, abbiamo la possibilità di portare a termine con successo il girone d'andata.
Sono ottimista: se ci prepareremo come si deve - e infortuni permettendo - sono certo che riusciremo a centrare l'obiettivo prefisso".
Di recente, il Presidente Toti ha dichiarato che Carlton Myers può diventare una bandiera della Virtus Roma.
Cosa ne pensi, sei d'accordo con il Presidente?
"Ormai è raro individuare vere bandiere. In passato sono stato un simbolo a Bologna con la Skipper e, per un breve periodo, anche a Pesaro. Sarebbe un onore per me diventare la bandiera di Roma. Mi piacerebbe molto, e credo che ci siano tutte le premesse perché questo desiderio si realizzi: la Capitale è una città meravigliosa dove mi trovo a mio agio; non vado spesso in centro, ma la zona che preferisco è quella intorno a Via Veneto. I romani mi piacciono e i tifosi che vengono al Palazzetto si fanno sentire, sostenendoci dall'inizio alla fine. Non sarebbe male tuttavia, se il loro numero aumentasse.
So bene che negli ultimi anni, il basket romano ha perso quota, e quindi anche credito nei confronti della città.
E' anche vero però che quest'anno la squadra c'è, i risultati cominciano ad arrivare e la Società sta facendo grandi sforzi per rendere sempre più competitivo un già ottimo gruppo. Ritengo ci siano tutte gli ingredienti per coinvolgere sempre di più Roma e spingere i romani ad accorrere in massa per seguire le nostre partite.
Infine, abbiamo un ottimo Presidente che tiene molto alla sua squadra. Non capita tutti i giorni di vedere il numero uno di una Società sportiva professionistica salire sul Pullman in partenza invista di una trasferta, per salutare e stringere la mano a tutti i suoi giocatori. Questo è Claudio Toti".
Il 2002 è al termine: cosa ti aspetti dal nuovo anno?
"Sinceramente non ci ho pensato affatto.
Quanto alla situazione mondiale, ciò che vedo e sento tutti i giorni non promette niente di buono. Non mi piace fare il pessimista, ma bisogna essere realisti e considerare attentamente ciò che accade intorno noi. Malgrado tutto, anch'io spero in un futuro migliore".
A proposito della crisi mondiale, quando rifletti su quanto accade fuori della porta di casa, non senti di avere una grande responsabilità nei confronti di tuo figlio? "Joel ha solo sette anni e vive in un mondo che mi piace sempre meno.
Non c'è alcun dubbio sul fatto che i nostri figli, una volta fuori delle mura domestiche, apprendono cose che noi non vorremmo mai conoscessero, e vengono a contatto con un mondo ostile che li pone dinanzi ad esperienze di grande impatto emotivo, e sicuramente poco adatte alla loro età.
Il nostro compito, quindi, è quello di trasmettere loro i giusti valori e di prepararli alla vita, allo scontro con ciò che li aspetta fuori di casa. E' anche vero, però, che la nostra protezione ed il nostro insegnamento è possibile solo quando possiamo stare loro vicini.
Da questo punto di vista, purtroppo non ho la possibilità di dedicare molto tempo a mio figlio. Lui vive a Rimini e da qualche anno lo vedo solamente in alcuni brevissimi periodi dell'anno, come ad esempio durante il Natale" .
E le amicizie?
Nel mondo del calcio per fare l'esempio più eclatante del mondo professionistico, è estremamente difficile - se non impossibile - instaurare un'amicizia sincera con un collega o comunque con un "addetto ai lavori". E' così anche nel basket?
"No, affatto. Quello del basket è ancora un mondo estremamente pulito e sereno, dove si possono fare molte vere amicizie. Io ne ho sempre avute diverse, così come ho sempre incontrato gente vera. Mi è impossibile fare un elenco, rischierei di dimenticare qualcuno".
Chiudiamo con una considerazione sull'uomo Myers.
Qualche settimana fa, al termine della partita casalinga con Milano, ti abbiamo visto entrare di corsa in campo per soffocare di abbracci i tuoi compagni che erano riusciti a concludere vittoriosamente un match reso difficilissimo dalla tua uscita dal campo per falli, unitamente a quella di Santiago, a metà dell'ultimo quarto di gara.
Ebbene, quell'immagine che abbiamo visto tutti rappresenta un momento di vero sport. Una di quelle scene che dovresti far vedere ad un bambino che si vuole avvicinare al basket o allo sport in genere.
Lo stesso non può dirsi per altri due episodi accaduti durante la stagione in corso, che ti hanno visto in veste di protagonista negativo: mi riferisco alle dichiarazioni rilasciate ai quotidiani, con le quali esprimevi profonda delusione nei confronti dei tuoi compagni, rei di non essere stati all'altezza della squadra avversaria (vedi il dopopartita contro Roseto).
Per non parlare del brutto gesto nei confronti del tuo allenatore, durante il match contro Trieste. In entrambi i casi la situazione si è ricomposta solo successivamente. Dopo la sconfitta con Roseto, hai opportunamente chiarito con i compagni il senso delle tue affermazioni; mentre la stretta di mano con Bucchi al termine del match con Trieste non è sfuggita agli attenti occhi del pubblico presente al Palazzetto dello Sport.
C'è da chiedersi, qual è il vero Myers? Come si conciliano gli episodi appena descritti all'interno della medesima personalità?
"Chi mi conosce bene sa che sono fatto così.
La mia esultanza, il mio correre ad abbracciare i compagni al termine della partita con Milano era dovuto all'importanza del match, alla sofferenza provata in panchina ed alla voglia di condividere la gioia di una bella impresa.
Era un'occasione particolare: per la prima volta tornava a Roma l'ex Caja e tutti tenevamo a far bella figura, anche il Presidente Toti.
In campo abbiamo dato tutto, e nei minuti finali i ragazzi in campo sono riusciti a non far pesare sull'esito del confronto la contemporanea uscita dal parquet mia e di Santiago.
In tutti gli atteggiamenti di cui parliamo c'è un comune denominatore che spiega un po' la mia natura. Credo infatti di essere una persona che vive con molta passione tutte le situazioni in cui si viene a trovare di volta in volta. Sono diretto, non ho mezze misure e, nel bene o nel male, esprimo sempre senza filtri o censure le emozioni del momento.
Volendo potrei comportarmi con diplomazia, ma in quel modo perderei la mia identità".
C'è chi vorrebbe vederlo giocare in NBA, chi, invece, nella sua squadra del cuore. E' molto corteggiato dagli organi di informazione in generale, ma anche dalle agenzie pubblicitarie che lo vorrebbero utilizzare come valido testimonial per le loro campagne.
Oltretutto, è un ottimo attore. Lo spot prodotto e mandato in onda dalla RAI per annunciare gli anticipi del sabato ne rappresenta un chiaro esempio. Chissà che un giorno, al termine della carriera agonistica, Myers non decida di dedicarsi al cinema.
Di recente, insieme ad altri "belli dello sport" ha posato gratuitamente nudo per un calendario realizzato e distribuito da Donna Moderna in favore di un progetto umanitario firmato Emergency.
Carlton Myers com'è noto, gioca nella Virtus Roma, ma è il campione di tutti, piace ai bambini e ai grandi, ai semplici simpatizzanti di basket così come ai più esperti in materia.
E' anche capitano e vera e propria bandiera della Nazionale italiana, e adesso ancora di più in seguito al recente addio di Fucka. E proprio sulla decisione del suo ex compagno di Nazionale, Myers si sofferma per apprestarsi ad esprimere una serie di riflessioni sul basket e sulla sua vita personale: "Con il congedo di Gregor - confida Carlton - Azzurra ha perso un elemento fondamentale.
Una perdita sia dal punto di vista tecnico che psicologico. Fucka, infatti, è una ragazzo molto simpatico, dotato di mentalità vincente che riesce a trasmettere ai suoi compagni. Ho appreso con sincero dispiacere la notizia del suo addio".
Parliamo di Virtus Roma. E iniziamo con una domanda che nasconde una grande curiosità: Cosa ne pensi dell'arrivo di Anthony Parker? Conosci già il nuovo acquisto di casa Roma?
"A dir la verità, non l'ho mai visto giocare. Posso dire, però, che me ne hanno parlato molto bene. Chi lo ha visto all'opera, mi ha descritto un bravo giocatore, un ottimo atleta, ma soprattutto un elemento versatile. Ecco, mi sembra che proprio questa caratteristica ne faccia la pedina che stavamo cercando per completare un già competitivo scacchiere. La Virtus ha bisogno, infatti, di un cestista che sappia fare di tutto.
Inoltre, mi dicono che Parker sia anche una persona umile, che ha semrpe dimostrato spirito di gruppo e che sa mettersi al servizio della squadra.
Prima di giudicarlo, ovviamente vorrei vederlo con i miei occhi, ma le premesse sono buone...".
Parker arriverà nei primi giorni di gennaio. Intanto però, la Roma deve concentrarsi per chiudere nel miglior modo possibile il girone d'andata della Foxy Cup. In palio c'è la Final Eight di Forlì...
"Dopo un buon inizio di stagione, le tre sconfitte consecutive con Trieste, Treviso e Siena ci hanno fatto perdere il secondo posto. Ora, però, con tre vittorie consecutive ed un calendario niente male, abbiamo la possibilità di portare a termine con successo il girone d'andata.
Sono ottimista: se ci prepareremo come si deve - e infortuni permettendo - sono certo che riusciremo a centrare l'obiettivo prefisso".
Di recente, il Presidente Toti ha dichiarato che Carlton Myers può diventare una bandiera della Virtus Roma.
Cosa ne pensi, sei d'accordo con il Presidente?
"Ormai è raro individuare vere bandiere. In passato sono stato un simbolo a Bologna con la Skipper e, per un breve periodo, anche a Pesaro. Sarebbe un onore per me diventare la bandiera di Roma. Mi piacerebbe molto, e credo che ci siano tutte le premesse perché questo desiderio si realizzi: la Capitale è una città meravigliosa dove mi trovo a mio agio; non vado spesso in centro, ma la zona che preferisco è quella intorno a Via Veneto. I romani mi piacciono e i tifosi che vengono al Palazzetto si fanno sentire, sostenendoci dall'inizio alla fine. Non sarebbe male tuttavia, se il loro numero aumentasse.
So bene che negli ultimi anni, il basket romano ha perso quota, e quindi anche credito nei confronti della città.
E' anche vero però che quest'anno la squadra c'è, i risultati cominciano ad arrivare e la Società sta facendo grandi sforzi per rendere sempre più competitivo un già ottimo gruppo. Ritengo ci siano tutte gli ingredienti per coinvolgere sempre di più Roma e spingere i romani ad accorrere in massa per seguire le nostre partite.
Infine, abbiamo un ottimo Presidente che tiene molto alla sua squadra. Non capita tutti i giorni di vedere il numero uno di una Società sportiva professionistica salire sul Pullman in partenza invista di una trasferta, per salutare e stringere la mano a tutti i suoi giocatori. Questo è Claudio Toti".
Il 2002 è al termine: cosa ti aspetti dal nuovo anno?
"Sinceramente non ci ho pensato affatto.
Quanto alla situazione mondiale, ciò che vedo e sento tutti i giorni non promette niente di buono. Non mi piace fare il pessimista, ma bisogna essere realisti e considerare attentamente ciò che accade intorno noi. Malgrado tutto, anch'io spero in un futuro migliore".
A proposito della crisi mondiale, quando rifletti su quanto accade fuori della porta di casa, non senti di avere una grande responsabilità nei confronti di tuo figlio? "Joel ha solo sette anni e vive in un mondo che mi piace sempre meno.
Non c'è alcun dubbio sul fatto che i nostri figli, una volta fuori delle mura domestiche, apprendono cose che noi non vorremmo mai conoscessero, e vengono a contatto con un mondo ostile che li pone dinanzi ad esperienze di grande impatto emotivo, e sicuramente poco adatte alla loro età.
Il nostro compito, quindi, è quello di trasmettere loro i giusti valori e di prepararli alla vita, allo scontro con ciò che li aspetta fuori di casa. E' anche vero, però, che la nostra protezione ed il nostro insegnamento è possibile solo quando possiamo stare loro vicini.
Da questo punto di vista, purtroppo non ho la possibilità di dedicare molto tempo a mio figlio. Lui vive a Rimini e da qualche anno lo vedo solamente in alcuni brevissimi periodi dell'anno, come ad esempio durante il Natale" .
E le amicizie?
Nel mondo del calcio per fare l'esempio più eclatante del mondo professionistico, è estremamente difficile - se non impossibile - instaurare un'amicizia sincera con un collega o comunque con un "addetto ai lavori". E' così anche nel basket?
"No, affatto. Quello del basket è ancora un mondo estremamente pulito e sereno, dove si possono fare molte vere amicizie. Io ne ho sempre avute diverse, così come ho sempre incontrato gente vera. Mi è impossibile fare un elenco, rischierei di dimenticare qualcuno".
Chiudiamo con una considerazione sull'uomo Myers.
Qualche settimana fa, al termine della partita casalinga con Milano, ti abbiamo visto entrare di corsa in campo per soffocare di abbracci i tuoi compagni che erano riusciti a concludere vittoriosamente un match reso difficilissimo dalla tua uscita dal campo per falli, unitamente a quella di Santiago, a metà dell'ultimo quarto di gara.
Ebbene, quell'immagine che abbiamo visto tutti rappresenta un momento di vero sport. Una di quelle scene che dovresti far vedere ad un bambino che si vuole avvicinare al basket o allo sport in genere.
Lo stesso non può dirsi per altri due episodi accaduti durante la stagione in corso, che ti hanno visto in veste di protagonista negativo: mi riferisco alle dichiarazioni rilasciate ai quotidiani, con le quali esprimevi profonda delusione nei confronti dei tuoi compagni, rei di non essere stati all'altezza della squadra avversaria (vedi il dopopartita contro Roseto).
Per non parlare del brutto gesto nei confronti del tuo allenatore, durante il match contro Trieste. In entrambi i casi la situazione si è ricomposta solo successivamente. Dopo la sconfitta con Roseto, hai opportunamente chiarito con i compagni il senso delle tue affermazioni; mentre la stretta di mano con Bucchi al termine del match con Trieste non è sfuggita agli attenti occhi del pubblico presente al Palazzetto dello Sport.
C'è da chiedersi, qual è il vero Myers? Come si conciliano gli episodi appena descritti all'interno della medesima personalità?
"Chi mi conosce bene sa che sono fatto così.
La mia esultanza, il mio correre ad abbracciare i compagni al termine della partita con Milano era dovuto all'importanza del match, alla sofferenza provata in panchina ed alla voglia di condividere la gioia di una bella impresa.
Era un'occasione particolare: per la prima volta tornava a Roma l'ex Caja e tutti tenevamo a far bella figura, anche il Presidente Toti.
In campo abbiamo dato tutto, e nei minuti finali i ragazzi in campo sono riusciti a non far pesare sull'esito del confronto la contemporanea uscita dal parquet mia e di Santiago.
In tutti gli atteggiamenti di cui parliamo c'è un comune denominatore che spiega un po' la mia natura. Credo infatti di essere una persona che vive con molta passione tutte le situazioni in cui si viene a trovare di volta in volta. Sono diretto, non ho mezze misure e, nel bene o nel male, esprimo sempre senza filtri o censure le emozioni del momento.
Volendo potrei comportarmi con diplomazia, ma in quel modo perderei la mia identità".