JASMIN Repesa dovrà migliorare la Skipper: nella forma, cioè il gioco, e nella sostanza, i risultati. E´ il classico obiettivo obbligato dei subentranti, né a queste conferenze di presentazione s´è mai sentito nulla di diverso. A quella di Repesa in Fortitudo, ieri mattina, non è stato focalizzato un traguardo finale, anche se lo scudetto, almeno come speranza, è stato fugacemente evocato, dall´amico-mentore Savic. Che ha pure chiuso la parentesi precedente con poche parole di maniera. «Un grazie a Boniciolli, che ha fatto un gran lavoro: per me è stato un piacere lavorare con lui».
Repesa non sfigura troppo, per stazza, vicino a Zoran, che lui chiama, come gli intimi, Zoki. Quindici anni fa militava, da ala grossa, nella squadra di Caplinija, la sua città, nell´A2 dell´ex Jugoslavia, anche se non s´è spacciato per un fenomeno: «La prima divisione era troppo selettiva per me, anche se un anno ebbi la soddisfazione di entrare nel quintetto ideale nell´Est-Ovest dell´A2». Ha evitato i proclami, mettendo però in chiaro che non ha la vocazione del semplice traghettatore. «Sono negli anni migliori della mia carriera di coach, la Fortitudo ha un grande potenziale, la piazza è importante e dunque questa è la mia occasione della vita. Se non avessi creduto in questa squadra, e in me stesso, sarei rimasto a Zagabria, dove il Cibona viaggiava bene in Eurolega, 3 vinte e 3 perse, battendo Efes e Barcellona. Ma ho questa chance, appunto, e presto vedrò a cena Boniciolli, cui ho chiesto di parlarmi della squadra: noi due siamo in ottimi rapporti».
Sul da farsi, Repesa ha elencato tante cose da sistemare. «La Fortitudo deve giocare da squadra. Ho visto parecchie partite in cassetta, il girone è lo stesso del Cibona: alcune eccellenti, altre meno. C´è tanto talento offensivo, ma in difesa si deve giocare più assieme. E non ho visto molti giocatori pronti a combattere sul campo come serve in Europa. La Skipper dovrà essere molto più dura». Avesse una squadra, anziché 4-5 reduci, fra i quali Kovacic rischia di star fuori a Napoli, restituito rotto dalla Croazia, Repesa potrebbe subito allenarla e vederci più chiaro. Invece, non può che fotografare una situazione già nota: «La situazione in campionato è così così, quella in Eurolega è più delicata, ma le strade sono comunque aperte per tutte tre le competizioni. Dovremo lavorare in fretta, vedrò i giocatori solo un paio di giorni prima del match con Napoli. Per qualche settimana le modifiche saranno limitate, solo qualche correttivo, per non creare confusione. Tra un mese si passerà a qualcosa di più approfondito».
Non sono rivelazioni da svenimento, si capisce, e del resto Repesa era stato sorridente e abbottonato anche prima, quando gli era stato chiesto di raccontare come andò due estati fa, quel matrimonio con la Fortitudo che s´aveva da fare e invece saltò. «Ero a Bologna, mi chiamò il signor Enzo (Lefebre, ndr), da parte mia era già tutto chiaro. Poi la Fortitudo fece una scelta diversa: succede, nella vita e nel lavoro, ci fu solo un po´ di disappunto perché avevo rinunciato ad altre offerte. Allora non parlai con Seragnoli e non l´ho fatto nemmeno stavolta, ma l´accordo con Zoran l´ho trovato in poche ore».
Francesco Forni
Repesa non sfigura troppo, per stazza, vicino a Zoran, che lui chiama, come gli intimi, Zoki. Quindici anni fa militava, da ala grossa, nella squadra di Caplinija, la sua città, nell´A2 dell´ex Jugoslavia, anche se non s´è spacciato per un fenomeno: «La prima divisione era troppo selettiva per me, anche se un anno ebbi la soddisfazione di entrare nel quintetto ideale nell´Est-Ovest dell´A2». Ha evitato i proclami, mettendo però in chiaro che non ha la vocazione del semplice traghettatore. «Sono negli anni migliori della mia carriera di coach, la Fortitudo ha un grande potenziale, la piazza è importante e dunque questa è la mia occasione della vita. Se non avessi creduto in questa squadra, e in me stesso, sarei rimasto a Zagabria, dove il Cibona viaggiava bene in Eurolega, 3 vinte e 3 perse, battendo Efes e Barcellona. Ma ho questa chance, appunto, e presto vedrò a cena Boniciolli, cui ho chiesto di parlarmi della squadra: noi due siamo in ottimi rapporti».
Sul da farsi, Repesa ha elencato tante cose da sistemare. «La Fortitudo deve giocare da squadra. Ho visto parecchie partite in cassetta, il girone è lo stesso del Cibona: alcune eccellenti, altre meno. C´è tanto talento offensivo, ma in difesa si deve giocare più assieme. E non ho visto molti giocatori pronti a combattere sul campo come serve in Europa. La Skipper dovrà essere molto più dura». Avesse una squadra, anziché 4-5 reduci, fra i quali Kovacic rischia di star fuori a Napoli, restituito rotto dalla Croazia, Repesa potrebbe subito allenarla e vederci più chiaro. Invece, non può che fotografare una situazione già nota: «La situazione in campionato è così così, quella in Eurolega è più delicata, ma le strade sono comunque aperte per tutte tre le competizioni. Dovremo lavorare in fretta, vedrò i giocatori solo un paio di giorni prima del match con Napoli. Per qualche settimana le modifiche saranno limitate, solo qualche correttivo, per non creare confusione. Tra un mese si passerà a qualcosa di più approfondito».
Non sono rivelazioni da svenimento, si capisce, e del resto Repesa era stato sorridente e abbottonato anche prima, quando gli era stato chiesto di raccontare come andò due estati fa, quel matrimonio con la Fortitudo che s´aveva da fare e invece saltò. «Ero a Bologna, mi chiamò il signor Enzo (Lefebre, ndr), da parte mia era già tutto chiaro. Poi la Fortitudo fece una scelta diversa: succede, nella vita e nel lavoro, ci fu solo un po´ di disappunto perché avevo rinunciato ad altre offerte. Allora non parlai con Seragnoli e non l´ho fatto nemmeno stavolta, ma l´accordo con Zoran l´ho trovato in poche ore».
Francesco Forni
Fonte: La Repubblica