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Marquinho, il ragazzo venuto dal Brasile

Filiforme mulatto alto 205 centimetri, gioca guardia ed è la grande speranza Scavolini

PESARO - Un filiforme mulatto di 205 cm, che gioca guardia. Alla dirigenza pesarese luccicano gli occhi quando si parla di lui e lui, l’appena 18enne Marcus Vinicius Viera De Sousa, ricambia con altrettanto affetto. Il traduttore ufficiale - il custode della palestra di Baia Flaminia Rolando - non c’era, così l’intervista a tre ha visto coinvolto Silvio Gigena. «Sono contento perchè, appena Marcus è arrivato qui, io ero quello che lo capiva di più. Non parlo il portoghese, ma comunichiamo abbastanza bene. Sta sopra casa mia e l’ho aiutato quando ha avuto bisogno di qualche cosa. Ora lui dice che sono il suo compagno di squadra preferito, secondo me l’hanno obbligato a dirlo!». Scherza Gigena, altro sudamericano. «Qui sto molto bene - spiega Marquinho - Ho provato per altre società, ma ho scelto Pesaro perchè mi piaceva la città e perchè mi intrigava il progetto-giovani». Confessa di amare il cibo italiano e di non essere fidanzato. Forse l’unica speranza di farlo giocare da comunitario è proprio quella di farlo accasare qui... «La mia famiglia vive a San Paolo: mio padre è in pensione, la mamma è casalinga e ho una sorella ed un fratello. Quest’ultimo ha 16 anni e gioca a basket. Da chi ho preso l’altezza? Da mio zio, che è 2 metri. La mia famiglia mi manca, anche perchè questa per me è la prima volta fuori casa». Ha militato tre anni nei giovani dell’Atletico Montelibano, con l’allenatore che lo ha direttamente prelevato dalla scuola, «mi aveva visto all’opera ad un torneo e mi ha voluto in squadra. L’anno scorso poi ho esordito in Serie A, nella formazione campione del Brasile. Ho anche affrontato il grandissimo Oscar». Conta parecchie presenze anche nella Nazionale Junior del suo paese e gli esperti giurano che presto si ritaglierà un posto anche nella maggiore. «Le mie caratteristiche? Amo giocare molto libero e preferisco penetrare sfruttando il mio fisico, più che tirare da fuori. Caratterialmente sono una persona tranquilla e sempre allegra. Mi piace essere sempre me stesso, nel bene e nel male». «Il classico brasiliano - aggiunge Silvione - sempre sorridente». L’amichevole con Osimo è stata la sua prima uscita ufficiale: «Ero timido e non mi sono piaciuto. Spero di essere più incisivo e di integrarmi meglio». In Brasile ha terminato gli studi, ma qui il titolo acquisito non basta per iscriversi all’Università. Servono altri due anni e lui segue lezioni private. «Se avessi potuto giocare già quest’anno, il tempo mi sarebbe passato più veloce, il cervello sarebbe stato più impegnato. Ma ora va meglio, ho anche trovato un’amica brasiliana che gioca a pallavolo, che mi ha presentato le sue compagne». Fine, saluta anche Gigio: «Comunque Maradona era meglio di Pelè!». A Pesaro, ci accontentiamo di questi due.
Camilla Cataldo
Fonte: Il Messaggero
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