PESARO – Può darsi che per una Scavolini che ha urgente bisogno di togliersi di dosso la “macchia" imbarazzante di tre sconfitte consecutive, giocare al... “PalaMacchia" di Livorno (così si chiama il palazzetto di via Salvador Allende) rappresenti un profetico paradosso. Insomma: espugnata Livorno, smacchiato il vestito ed anche la reputazione. Chissà cosa ne pensano i labronici, che dopo aver fatto gridare tutti alla “squadra rivelazione" – avevano battuto in casa la Virtus Bologna e poi espugnato Varese sotto gli occhi delle telecamere Rai – vengono adesso da un paio di sconfitte, una con Milano e l’altra a Reggio Calabria (21 punti di scarto). Con questi due denti avvelenati, il caldo ambiente cestistico livornese aspetta per di più la Scavolini come se fosse ancora quella degli scudetti. In città si parla infatti con eccitazione della “partitissima di sabato" e dell’accoglienza da riservare ad “una grande del basket italiano" e verrebbe quasi voglia di dire: troppo gentili, non vi scomodate che non è più il caso. Eppure sarebbe bello, alla faccia del “ridimensionamento", tornare a sentirsi ogni tanto “la Scavolini", e magari da “Scavolini" passare a Livorno senza troppa umiltà, giusto per riprendersi, chiedendo scusa ai toscani, i due punti “scippati" a Pesaro dalla Pompea...
Ma non sarà compito facile perché la Mabo – la squadra più giovane (9 giocatori su 12 sotto i 25 anni) e più italiana di tutte (solo tre stranieri: due Usa e uno jugoslavo) – punta sull’orgoglio e la carica agonistica, che come Crespi insegna possono fare miracoli. La tecnica non è eccelsa, in difesa ci sono talvolta vistose amnesie, sotto canestro una certa fragilità eppure Livorno non molla mai: «Sarà per questa continua tensione che ci sentiamo scarichi, anzi letteralmente prosciugati – ammette il coach Luca Banchi – A Reggio Calabria abbiamo fatto una partita di m... e sabato contro la Scavolini speriamo di tener duro perché poi c’è la sosta di quindici giorni, provvidenziale per farci recuperare un po’ di energie». Oltre allo stress di puntare sempre sulla “ferocia mentale" (per dirla alla Crespi) sperando che la psicologia colmi le lacune tecniche, la Mabo ha dovuto fronteggiare l’assenza del play McLeod (14 punti di media), che ha saltato quattro gare, nonché le cattive condizioni fisiche di Parente (6 punti), Giachetti (7) e dell’azzurro Santarossa (9). Il più produttivo della squadra amaranto è l’altro americano Rodney Elliott (19 punti e 6 rimbalzi), ala forte. Il terzo straniero è Miladin Mutavdzic, 10 punti a partita come Sambugaro. Nella rosa anche Luca Garri (3 punti di media), appena convocato da Recalcati come “riserva a casa", e Simone Cotani (3).
Questa Mabo la definiscono un “orologio": non per la sua precisione, che anzi non è esattamente svizzera, ma perché in campo si vedono soprattutto le due “lancette" nere, McLeod ed Elliott. Però contro Milano si era fermata la lancetta piccola (3 punti per Keith) e a Reggio si “incantava" quella grande (7 per Rodney). Aggiungeteci gli otto palloni gettati al vento dal “Muta" – connazionale di Beric – e capirete che l’orologio era da buttare. No anzi, da riparare: l’orologiaio (Banchi) ci ha messo le mani ed ora confida che sabato spacchi di nuovo il secondo.
Giancarlo Iacchini
Ma non sarà compito facile perché la Mabo – la squadra più giovane (9 giocatori su 12 sotto i 25 anni) e più italiana di tutte (solo tre stranieri: due Usa e uno jugoslavo) – punta sull’orgoglio e la carica agonistica, che come Crespi insegna possono fare miracoli. La tecnica non è eccelsa, in difesa ci sono talvolta vistose amnesie, sotto canestro una certa fragilità eppure Livorno non molla mai: «Sarà per questa continua tensione che ci sentiamo scarichi, anzi letteralmente prosciugati – ammette il coach Luca Banchi – A Reggio Calabria abbiamo fatto una partita di m... e sabato contro la Scavolini speriamo di tener duro perché poi c’è la sosta di quindici giorni, provvidenziale per farci recuperare un po’ di energie». Oltre allo stress di puntare sempre sulla “ferocia mentale" (per dirla alla Crespi) sperando che la psicologia colmi le lacune tecniche, la Mabo ha dovuto fronteggiare l’assenza del play McLeod (14 punti di media), che ha saltato quattro gare, nonché le cattive condizioni fisiche di Parente (6 punti), Giachetti (7) e dell’azzurro Santarossa (9). Il più produttivo della squadra amaranto è l’altro americano Rodney Elliott (19 punti e 6 rimbalzi), ala forte. Il terzo straniero è Miladin Mutavdzic, 10 punti a partita come Sambugaro. Nella rosa anche Luca Garri (3 punti di media), appena convocato da Recalcati come “riserva a casa", e Simone Cotani (3).
Questa Mabo la definiscono un “orologio": non per la sua precisione, che anzi non è esattamente svizzera, ma perché in campo si vedono soprattutto le due “lancette" nere, McLeod ed Elliott. Però contro Milano si era fermata la lancetta piccola (3 punti per Keith) e a Reggio si “incantava" quella grande (7 per Rodney). Aggiungeteci gli otto palloni gettati al vento dal “Muta" – connazionale di Beric – e capirete che l’orologio era da buttare. No anzi, da riparare: l’orologiaio (Banchi) ci ha messo le mani ed ora confida che sabato spacchi di nuovo il secondo.
Giancarlo Iacchini
Fonte: Il Messaggero