LIVORNO. Il telegramma firmato da Carlo Recalcati è arrivato nella sede di via Pera lunedì pomeriggio. E così Walter Santarossa, di questa convocazione con la nazionale vera, quella di Myers e Pozzecco, quella di Chiacig e Basile, che si giocherà l'accesso agli Europei di Svezia e alle Olimpiadi di Atene, l'ha saputo quasi per caso, dalla tv. «Stavo saltellando sul televideo, quando ho visto le convocazioni di Recalcati - racconta - Sinceramente non credevo che il cittì mi avrebbe inserito nella lista, considerato che in questo scorcio di campionato sto andando piuttosto male, e invece tra quei nomi c'era anche il mio. Non potete immaginarvi la contentezza». E così Santarossa è diventato il secondo prodotto azzurro della nuova Livorno dopo Samuele Podestà. Prodotto, sì, perchè l'ala romana è sbarcata nella foresteria del Don Bosco che aveva 17 anni e dalla maglia rossoblù, diventata poi amaranto, non si è mai separato, vincendo 2 scudetti junior, giocando 5 anni in A2 (con 3 finali playoff) e 2 in A1.
In realtà Walter, di maglie azzurre ne aveva già vestite tante, tra amichevoli, tornei e raduni, ma quasi sempre si era trattato di nazionali giovanili e sperimentali, come quella che l'anno scorso, sotto la guida di Luca Banchi, conquistò il bronzo ai Giochi del Mediterraneo in Tunisia. «L'unica partita vera che ho disputato con la nazionale maggiore - ricorda lui - fu nel 2000, quando Tanjevic mi convocò a Trapani per la sfida con la Turchia valida per le qualificazioni europee. Era l'anno di Finelli, con me c'era anche Cittadini. Fu una grande soddisfazione, però in quel caso la nazionale si era già qualificata agli Europei, la partita valeva relativamente. Stavolta sarà diverso, qui ci sono i migliori, far parte di questo gruppo è un onore, qui ci si gioca qualcosa di vero». «Non conosco Inghilterra, Portogallo e Repubblica Ceca, però conosco l'Italia. Siamo i favoriti del girone, la nostra tradizione cestistica è importante, dobbiamo vincere e basta».
Ha un rammarico Walter, ed è l'inizio stentato di stagione che lo ha contraddistinto. «Mi dispiace innanzitutto per Livorno, perchè da un giocatore che sta in campo 30' ci si aspetta sicuramente più di quanto sto dando io. É per questo rendimento che credevo che Recalcati non mi avrebbe convocato, nonostante la scorsa estate nelle varie tournèe azzurre me la fossi cavata. Forse l'assenza di numeri tre italiani nel nostro campionato mi ha aiutato. Non ci sono molte ali piccole che giocano in A1, spesso mi trovo a marcare giocatori stranieri nel ruolo di tre e questa cosa probabilmente mi ha agevolato». Lo dice con quella modestia che lo contraddistingue da sempre e che forse talvolta lo porta a sottovalutare le potenzialità che possiede, questo giocatore di due metri e quasi cento chili che salta come un nano da circo, che potrebbe fare il dimostratore di tecnica da quanto sono plastici i suoi movimenti, che ha le spalle di un bisonte, che in mano insomma c'ha carte atletiche e tecniche per essere devastante nel campionato italiano. C'è anche un sogno, nel cassetto di Walter: «É quello di far parte dei 12 che scenderanno in campo in queste partite. Siamo 14, due resteranno fuori. Sarà dura, ma io ce la metterò tutta». E poi un pensiero per la Mabo: «É una squadra che mi piace, per me nella fascia media ci possiamo stare benissimo. A Trieste abbiamo buttato via la vittoria, non siamo inferiori a Trieste o Roseto. Tutto dipende dal nostro atteggiamento. Nelle ultime 2 settimane abbiamo avuto un calo, dobbiamo tornare quelli che hanno battuto la Virtus, dobbiamo essere aggressivi, dobbiamo mordere. Se giocheremo così faremo un buon campionato. Per quanto mi riguarda purtroppo non sto facendo canestro, sbaglio tiri facili, questo è un problema grosso. Però mi sento bene, sono sereno. Spero di tornare me stesso il prima possibile».
Giulio Corsi
In realtà Walter, di maglie azzurre ne aveva già vestite tante, tra amichevoli, tornei e raduni, ma quasi sempre si era trattato di nazionali giovanili e sperimentali, come quella che l'anno scorso, sotto la guida di Luca Banchi, conquistò il bronzo ai Giochi del Mediterraneo in Tunisia. «L'unica partita vera che ho disputato con la nazionale maggiore - ricorda lui - fu nel 2000, quando Tanjevic mi convocò a Trapani per la sfida con la Turchia valida per le qualificazioni europee. Era l'anno di Finelli, con me c'era anche Cittadini. Fu una grande soddisfazione, però in quel caso la nazionale si era già qualificata agli Europei, la partita valeva relativamente. Stavolta sarà diverso, qui ci sono i migliori, far parte di questo gruppo è un onore, qui ci si gioca qualcosa di vero». «Non conosco Inghilterra, Portogallo e Repubblica Ceca, però conosco l'Italia. Siamo i favoriti del girone, la nostra tradizione cestistica è importante, dobbiamo vincere e basta».
Ha un rammarico Walter, ed è l'inizio stentato di stagione che lo ha contraddistinto. «Mi dispiace innanzitutto per Livorno, perchè da un giocatore che sta in campo 30' ci si aspetta sicuramente più di quanto sto dando io. É per questo rendimento che credevo che Recalcati non mi avrebbe convocato, nonostante la scorsa estate nelle varie tournèe azzurre me la fossi cavata. Forse l'assenza di numeri tre italiani nel nostro campionato mi ha aiutato. Non ci sono molte ali piccole che giocano in A1, spesso mi trovo a marcare giocatori stranieri nel ruolo di tre e questa cosa probabilmente mi ha agevolato». Lo dice con quella modestia che lo contraddistingue da sempre e che forse talvolta lo porta a sottovalutare le potenzialità che possiede, questo giocatore di due metri e quasi cento chili che salta come un nano da circo, che potrebbe fare il dimostratore di tecnica da quanto sono plastici i suoi movimenti, che ha le spalle di un bisonte, che in mano insomma c'ha carte atletiche e tecniche per essere devastante nel campionato italiano. C'è anche un sogno, nel cassetto di Walter: «É quello di far parte dei 12 che scenderanno in campo in queste partite. Siamo 14, due resteranno fuori. Sarà dura, ma io ce la metterò tutta». E poi un pensiero per la Mabo: «É una squadra che mi piace, per me nella fascia media ci possiamo stare benissimo. A Trieste abbiamo buttato via la vittoria, non siamo inferiori a Trieste o Roseto. Tutto dipende dal nostro atteggiamento. Nelle ultime 2 settimane abbiamo avuto un calo, dobbiamo tornare quelli che hanno battuto la Virtus, dobbiamo essere aggressivi, dobbiamo mordere. Se giocheremo così faremo un buon campionato. Per quanto mi riguarda purtroppo non sto facendo canestro, sbaglio tiri facili, questo è un problema grosso. Però mi sento bene, sono sereno. Spero di tornare me stesso il prima possibile».
Giulio Corsi
Fonte: Il Tirreno