Dopo aver superato il difficile scoglio di Siena, la Benetton continua a dominare il campionato italiano. E' il momento giusto per fare un bilancio con Ettore Messina.
Sono passati due mesi di campionato e, come auspicato, siete già i primi della classe. «Posso dire questo: alla Benetton ho trovato una società molto organizzata, ma non in modo freddo, asettico, bensì con persone che tengono alla squadra».
«Persone che mettono la squadra nella condizione di ottenere i migliori risultati. C'è una componente di passione e di calore che, al di là della capacità professionale di ognuno, per me resta un fattore importantissimo».
La squadra, pur modificata, continua a vincere.
«Ho un gruppo di ragazzi che, oltre ad essere bravi giocatori, stanno anche bene assieme: da questo punto di vista il mio lavoro è agevolato. E' fondamentale che uno nuovo dell'ambiente come me venga accettato per ciò che è, ed io ho avuto questa fortuna. Spero di continuare così».
Eri abituato a stare in testa a Bologna, ora lo sei a Treviso.
«Sono due società profondamente diverse. Alla Virtus la vera forza era soprattutto in ciò che si faceva in campo, qui c'è una sensazione di società-famiglia ma, allo stesso tempo, estremamente efficiente, cosa che a mio avviso può fare la differenza a tutti i livelli».
Pure a livello di Eurolega, coach?
«Me lo auguro, anche se club come Barcellona, Maccabi, Panathinaikos, Tau, sul piano tecnico e dell'esperienza sono fortissimi. In Coppa noi abbiamo bisogno di progredire dal punto di vista della tenuta mentale, abituandoci all'idea di chiudere le gare con maggiore freddezza e tenuta fisica, perché le squadre da battere sono tutte molto potenti. Disponiamo di velocità e reattività, ma dobbiamo riuscire anche a tenere botta quando gli altri la mettono sul piano atletico. Ad ogni modo credo che ci arriveremo, perché questa Benetton, al di là dei risultati, sta giocando veramente con il cuore. Ci vorrà del tempo, ma la nostra grande determinazione non potrà che aiutarci».
Domani arriva la Fortitudo. Senti per caso aria di derby?
«No, e non perché l'abbia cancellata. Quella alla Virtus è stata un'esperienza molto ma molto importante, però a Treviso sto veramente bene, perché dobbiamo solo pensare a noi stessi. Mi spiego. A Bologna tutto ciò che si faceva, nel bene e nel male, era rapportato ai rivali, ossia, se io vincevo, ma vincevano anche gli altri eravamo un po' meno contenti, e lo stesso avveniva al contrario. Sinceramente era una situazione un po' aberrante, a lungo andare perdevi i punti di riferimento. Qui invece il mio lavoro è più stimolante e sereno, sappiamo cioè di doverci preoccupare solo di noi stessi, esprimendo il 101 per cento. Una volta che ci riusciamo, la società, la proprietà e i tifosi ce lo riconoscono e ciò infonde parecchia tranquillità».
Vedere le due bolognesi sotto di te che effetto ti fa?
«Siccome li considero tuttora due avversari pericolosissimi, più perdono terreno e meglio è. Sono convinto che sia molto importante puntare a vincere la stagione regolare».
Cosa ti ha sorpreso piacevolmente di Treviso?
«Sarà banale dirlo, ma si sta bene: la qualità della vita che ho trovato è elevata. Mentre a Bologna è tutto estremizzato, qui ho notato un buon equilibrio tra tensione per il risultato e consapevolezza di capire che la vita non comincia né finisce con una partita di basket».
Sorpreso di vedere la Verde Sport in testa a tutto?
«No, ma speriamo di essere così anche fra qualche mese».
Sono passati due mesi di campionato e, come auspicato, siete già i primi della classe. «Posso dire questo: alla Benetton ho trovato una società molto organizzata, ma non in modo freddo, asettico, bensì con persone che tengono alla squadra».
«Persone che mettono la squadra nella condizione di ottenere i migliori risultati. C'è una componente di passione e di calore che, al di là della capacità professionale di ognuno, per me resta un fattore importantissimo».
La squadra, pur modificata, continua a vincere.
«Ho un gruppo di ragazzi che, oltre ad essere bravi giocatori, stanno anche bene assieme: da questo punto di vista il mio lavoro è agevolato. E' fondamentale che uno nuovo dell'ambiente come me venga accettato per ciò che è, ed io ho avuto questa fortuna. Spero di continuare così».
Eri abituato a stare in testa a Bologna, ora lo sei a Treviso.
«Sono due società profondamente diverse. Alla Virtus la vera forza era soprattutto in ciò che si faceva in campo, qui c'è una sensazione di società-famiglia ma, allo stesso tempo, estremamente efficiente, cosa che a mio avviso può fare la differenza a tutti i livelli».
Pure a livello di Eurolega, coach?
«Me lo auguro, anche se club come Barcellona, Maccabi, Panathinaikos, Tau, sul piano tecnico e dell'esperienza sono fortissimi. In Coppa noi abbiamo bisogno di progredire dal punto di vista della tenuta mentale, abituandoci all'idea di chiudere le gare con maggiore freddezza e tenuta fisica, perché le squadre da battere sono tutte molto potenti. Disponiamo di velocità e reattività, ma dobbiamo riuscire anche a tenere botta quando gli altri la mettono sul piano atletico. Ad ogni modo credo che ci arriveremo, perché questa Benetton, al di là dei risultati, sta giocando veramente con il cuore. Ci vorrà del tempo, ma la nostra grande determinazione non potrà che aiutarci».
Domani arriva la Fortitudo. Senti per caso aria di derby?
«No, e non perché l'abbia cancellata. Quella alla Virtus è stata un'esperienza molto ma molto importante, però a Treviso sto veramente bene, perché dobbiamo solo pensare a noi stessi. Mi spiego. A Bologna tutto ciò che si faceva, nel bene e nel male, era rapportato ai rivali, ossia, se io vincevo, ma vincevano anche gli altri eravamo un po' meno contenti, e lo stesso avveniva al contrario. Sinceramente era una situazione un po' aberrante, a lungo andare perdevi i punti di riferimento. Qui invece il mio lavoro è più stimolante e sereno, sappiamo cioè di doverci preoccupare solo di noi stessi, esprimendo il 101 per cento. Una volta che ci riusciamo, la società, la proprietà e i tifosi ce lo riconoscono e ciò infonde parecchia tranquillità».
Vedere le due bolognesi sotto di te che effetto ti fa?
«Siccome li considero tuttora due avversari pericolosissimi, più perdono terreno e meglio è. Sono convinto che sia molto importante puntare a vincere la stagione regolare».
Cosa ti ha sorpreso piacevolmente di Treviso?
«Sarà banale dirlo, ma si sta bene: la qualità della vita che ho trovato è elevata. Mentre a Bologna è tutto estremizzato, qui ho notato un buon equilibrio tra tensione per il risultato e consapevolezza di capire che la vita non comincia né finisce con una partita di basket».
Sorpreso di vedere la Verde Sport in testa a tutto?
«No, ma speriamo di essere così anche fra qualche mese».
Fonte: La Tribuna