FABRIANO - Un centinaio di auto strombazzanti e a bandiere spiegate che fanno il corteo per la città. Trecento tifosi che, cantando e sciarpe al collo, dal parcheggione dei Giardini marciano verso Corso della Repubblica, unendosi nella piazza ricolma dal passeggio festivo. Il mega-bandierone biancazzurro spiegato tra la fontana di Sturinalto e il loggiato di San Francesco. Ancora cori. Applausi. Non sono i festeggiamenti per una vittoria o una promozione, ma il quasi-funerale del Fabriano Basket. Il canto del cigno di una tifoseria che si gioca le ultime carte per dimostrare pacificamente nei confronti degli imprenditori immobili e delle istituzioni quanto sia grande l'attaccamento a questa realtà sportiva che va avanti in serie A da 24 anni, ma che adesso si trova a lottare con un conto alla rovescia inesorabile, da qui all'8 novembre, per sanare un "buco" in bilancio di quasi un milione e mezzo di euro. Pena, una scomparsa più o meno veloce. La situazione, difficile da spiegare, è più o meno così riassumibile: c'è chi ha fatto un mare di debiti; ci sono dei "reduci" che ancora in sella alla società cercano di ripianare questi debiti (ma da soli non ce la possono fare); e ci sarebbe qualcuno pronto ad intervenire, ma non vuole pagare i debiti fatti dagli altri. Un cane che si morde la coda. E che, rimanendo così la situazione, porterà a strozzare definitivamente il giocattolo-basket.
Sullo sfondo della vicenda, tutta una matassa inestricabile di ruggini, giochi politici e ripicche personali, un intrigo degno della mente cinematografica di Oliver Stone. Quell'ipotesi di cordata lanciata recentemente si è sfilacciata in tanti capi. In tutto questo "bailamme" nessuno vuole più parlare. Il sindaco Sorci dice che "in questi casi il silenzio è d'oro". Secondo noi, questa incertezza sta creando tra le gente caos e disinformazione su cosa avverrà dopo quel fatidico 8 novembre. Qualche creditore presenterà istanza di fallimento? O la società avvierà una liquidazione volontaria per prolungare i tempi e tenere il malato, per così dire, in coma vigile? O, alla fine, si arriverà ad un accordo tra gli imprenditori per fare fronte comune di salvataggio? La soluzione ideale (ma ormai quasi surreale) sarebbe l'arrivo di un compratore unico. Anche qui voci dicono che ci sia qualcuno alla finestra. Altre dicono che poteva esserci, ma sarebbe stato bloccato (da chi?). Certo, qualora si materializzasse la figura di un salvatore della patria, dovrebbe accollarsi sì gli oneri di un solido conto in "rosso", ma riceverebbe anche gli onori e la riconoscenza di un'ampia fetta della città. Una vera e propria coltellata al cuore biancazzurro sarebbe invece se arrivasse un acquirente esterno alla città che darebbe le garanzie per portare a termine questa stagione, ma poi trasferirebbe il titolo sportivo di Fabriano in un'altra città: è una possibilità. Ma, pur essendo i giorni di Hallowen, crediamo che non sia ancora giunto il momento della "caccia alle streghe": fino all'ultimo, tutti conservano un barlume di speranza che in extremis si arrivi ad una soluzione senza esporre nessuno alla "pubblica gogna". Ma è innegabile che di fronte a questo "patatrac" societario ci siano dei responsabili nella gestione degli ultimi quattro anni che adesso, se non altro, devono farsi almeno un esame di coscienza e remare dalla stessa parte. Così come gli imprenditori ancora al palo, se non riusciranno a farsi promotori di ulteriori iniziative di partecipazione economica e se le cose andranno male, dovranno di sicuro renderne conto di fronte all'immaginario dell'opinione pubblica. Stavolta, senza unità d'intenti, non si va proprio da nessuna parte
Ferruccio Cocco
Sullo sfondo della vicenda, tutta una matassa inestricabile di ruggini, giochi politici e ripicche personali, un intrigo degno della mente cinematografica di Oliver Stone. Quell'ipotesi di cordata lanciata recentemente si è sfilacciata in tanti capi. In tutto questo "bailamme" nessuno vuole più parlare. Il sindaco Sorci dice che "in questi casi il silenzio è d'oro". Secondo noi, questa incertezza sta creando tra le gente caos e disinformazione su cosa avverrà dopo quel fatidico 8 novembre. Qualche creditore presenterà istanza di fallimento? O la società avvierà una liquidazione volontaria per prolungare i tempi e tenere il malato, per così dire, in coma vigile? O, alla fine, si arriverà ad un accordo tra gli imprenditori per fare fronte comune di salvataggio? La soluzione ideale (ma ormai quasi surreale) sarebbe l'arrivo di un compratore unico. Anche qui voci dicono che ci sia qualcuno alla finestra. Altre dicono che poteva esserci, ma sarebbe stato bloccato (da chi?). Certo, qualora si materializzasse la figura di un salvatore della patria, dovrebbe accollarsi sì gli oneri di un solido conto in "rosso", ma riceverebbe anche gli onori e la riconoscenza di un'ampia fetta della città. Una vera e propria coltellata al cuore biancazzurro sarebbe invece se arrivasse un acquirente esterno alla città che darebbe le garanzie per portare a termine questa stagione, ma poi trasferirebbe il titolo sportivo di Fabriano in un'altra città: è una possibilità. Ma, pur essendo i giorni di Hallowen, crediamo che non sia ancora giunto il momento della "caccia alle streghe": fino all'ultimo, tutti conservano un barlume di speranza che in extremis si arrivi ad una soluzione senza esporre nessuno alla "pubblica gogna". Ma è innegabile che di fronte a questo "patatrac" societario ci siano dei responsabili nella gestione degli ultimi quattro anni che adesso, se non altro, devono farsi almeno un esame di coscienza e remare dalla stessa parte. Così come gli imprenditori ancora al palo, se non riusciranno a farsi promotori di ulteriori iniziative di partecipazione economica e se le cose andranno male, dovranno di sicuro renderne conto di fronte all'immaginario dell'opinione pubblica. Stavolta, senza unità d'intenti, non si va proprio da nessuna parte
Ferruccio Cocco
Fonte: Il Messaggero