NON c´è l´uomo della Provvidenza nella pallacanestro. La regola è arcinota: uno contro cinque non si vince mai, specialmente quando si frequentano quartieri alti. Charlie Bell, nonostante l´ottima impressione lasciata negli scorsi play-off con Treviso, non poteva essere la Soluzione ai problemi della Virtus rifondata. Sapeva anche di non esserlo, pur non rinunciando a mantenere un rapporto privilegiato con il canestro, probabilmente qualche volta un po´ troppo intenso. Senza mezze metafore, fuori dalle righe, senza badar troppo a come andassero partita e sue percentuali, Charlie spesso ha continuato il suo gioco da terminale puro. Ora che la squadra ha un organico competitivo gli equilibri sono cambiati: Bell comunque rimane una delle opzioni fondamentali dell´attacco bianconero. Come ha mostrato mercoledì contro i polacchi. «Non posso prendermi la squadra sulle spalle. Non sono in grado: le responsabilità sono tante ed è fondamentale che i cinque in campo se le prendano, ognuno per la sua misura. La Virtus adesso è cambiata. E´ arrivato Dial, uno che conosco bene, quando eravamo a college io stavo a Flint, lui a Detroit, cinquanta minuti di highway. Sa come mi muovo e la cosa è reciproca. Anche Scarone e Koturovic sono innesti di peso. La squadra ha bisogno di un paio di settimane di buoni allenamenti e di trovare confidenza durante le partite. Poi credo che per tutti sarà davvero difficile metterci sotto». L´organico è stato ristrutturato in corsa: nella stagione passata a Treviso Charlie arrivò a bocce in movimento. Ci sono delle analogie? «Treviso era una squadra piena di tiratori di ottima qualità, questa Virtus mi sembra un po´ più bilanciata nei ruoli, ma sono due situazioni molto diverse». E la Virtus odierna, rispetto all´ultima di Messina? «Troppo diverse: c´era il big man, Griffith. Ne è rimasto qualcuno, ma sono due squadre che non possono essere paragonate, differenti nella conformazione». Quello che veramente è cambiato è il suo impiego. D´Antoni, sfogliando la margherita, lo faceva entrare e «scaricare» per due o tre spezzoni di gara, di solito per 20´: Boscia spesso lo ha dovuto far giocare sempre e anche nel futuro, pur calando il minutaggio, rimarrà un pezzo pregiato. Bell naturalmente ne è contento. «Questa è una grande chance per me. Ho l´occasione di far vedere quello che valgo. A Treviso sono entrato in un meccanismo già perfetto: tutti bravi, tutti si conoscevano. Non è stato un gioco da ragazzi inserirsi. Sono andato bene, però il desiderio, che è comune a tutti, era quello di giocare un po´ di più, anche a me non piace stare tanti minuti in panchina. Nella Virtus ho l´occasione per fare questo salto e anche di divertirmi un po´ di più. Il mio momento utile lo aspetto, poi cerco di fare quello che mi viene meglio, che senza l´appoggio e i giochi dei compagni difficilmente riesce». Il peggio è passato? «Questo non lo si può mai dire. Ci siamo rinforzati, le cose stanno andando abbastanza bene, ma bisognerà aspettare il rientro di Andersen e poi anche quello di Smodis, due pezzi forti, importanti. Con anche loro saremo a posto».
Francesco Forni
Francesco Forni
Fonte: La Repubblica