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Fabriano, settimana... calda

FABRIANO — Ma Claudio Biondi sarà ancora il presidente del Fabriano basket, oppure l'assemblea dei soci di mercoledì prossimo individuerà una nuova figura (in pole position l'attuale vice Mattia D'Ovidio) al vertice della società biancoblù? Il diretto interessato non si sbilancia, ma fa capire che questa sarà una settimana calda e decisiva non solo per la definizione dei ranghi societari, ma anche per quelli relativi all'eventuale ritorno sul mercato per potenziare il gruppo di coach Carmenati.
All'assise di martedì sera, Biondi si è presentato dimissionario al pari di tutto il Consiglio di amministrazione.
«Abbiamo illustrato la situazione, com'era doveroso fare per tirare una riga su quanto accaduto in questo ciclo biennale», sottolinea il presidente. «Ora in questi sette giorni di riflessione attendiamo le scelte dei soci, poi ci si ritroverà per la definizione dei ranghi. La mia posizione? Mi rimetto al pronunciamento dell'assemblea, ma ho sempre sostenuto che se qualcuno intende avvicinarsi a questa 'poltrona' e alla società in genere, si faccia pure avanti. Magari anche economicamente, perché la pallacanestro è un vero patrimonio di tutti».
Più che a un possibile passaggio di consegne in seno al vertice dirigenziale, Biondi adesso guarda alla squadra. «Lo abbiamo visto tutti in queste prime uscite — rileva — C'è un buon quintetto, ma manca la panchina. Onestamente servono tre giocatori per essere competitivi e per operazioni del genere dovremo reperire attorno ai 500 mila euro. Ce la faremo? Non lo so, comunque io voglio sperarci, alla luce dell'esempio fornito dal nuovo sponsor Carifac. Tanti dicono che la famiglia Merloni non si prende quest'onere, ma ormai dobbiamo farcene una ragione. Fabriano ha comunque le potenzialità per 'sborsare' i due milioni e mezzo di euro annui necessari per mantenersi il grande basket. In fondo siamo o non siamo una realtà con 1400 aziende iscritte alla Camera di commercio e un fatturato annuo di 17 miliardi delle vecchie lire? Non nascondo che qualche abboccamento c'è stato, ma tutti, proprio tutti, si stupiscono quando l'industriosa e benestante Fabriano non riesce a trovare al suo interno le risorse economiche per mantenersi l'unico, grande 'svago' collettivo offerto dal territorio».
Alessandro Di Marco
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