di Mario Arceri
Due giorni a Bologna per stringere gli ultimi accordi: sarà infatti il Palamalaguti, dal 3 al 5 maggio, ad ospitare la ”final four” di Eurolega di cui si inizia stasera il minigirone di ritorno della ”Top 16”, seconda fase di stagione regolare. Jorgi Bertomeu, il giovane avvocato catalano al quale due anni fa l’Uleb aveva affidato il non facile compito di creare un’alternativa all’attività ufficiale della Fiba, illustra situazione attuale e iniziative future. E’ il secondo anno di vita per l’Eurolega. La spallata brusca alla Fiba ha avuto successo: naufragata la Suprolega, l’Euroleague è rimasta l’unica manifestazione di vertice. Con qualche problema anch’essa, se l’investimento della Telefonica, inizialmente previsto per cinque anni, è stato poi spalmato su otto stagioni, se il sistema delle big messe sotto contratto è stato formalmente sostituito con il ricorso al ”ranking”, e cioè alla graduatoria fissata in base ai risultati nel campionato e nella Coppa nazionali e in campo internazionale. Cosa che di fatto non sposta di molto gli equilibri, ma attenua le polemiche.
Un po’ di respiro viene tuttavia dal clima di collaborazione ristabilito con la Fiba, evidentemente incapace, dopo lo strappo dello scorso settembre ad Istanbul, di dar vita a qualcosa di valido, mentre per la prossima stagione già si sa che si ritorna a 24 squadre, otto in meno di quest’anno, ma bisognava accogliere francesi e turche, fedelissime di Stankovic.
«Per un bilancio definitivo bisogna evidentemente attendere la conclusione della Top 16 e le final four di Bologna su cui impiegheremo molto energie, per cui al momento la valutazione non può che essere assai prudente - dice Bertomeu -. Tuttavia posso già dire di essere soddisfatto, dopo le difficoltà dell’avvìo, per il consolidamento dell’Eurolega ottenuto con la maturazione del gruppo dirigente e la collaborazione delle squadre. La risposta del pubblico è stata buona».
- Un po’ meno quella della Tv.
«Il problema più serio è quello greco, anche per quanto attiene l’affluenza di pubblico. Ma non riguarda solo l’Eurolega, quanto il basket in generale».
- In mezza Europa continua ad andare solo criptato.
«Perfino la Nba, rinnovando il contratto televisivo, ha accettato che la gran parte della programmazione non fosse più in chiaro. Ed è il destino di tutti gli sport, a cominciare dal calcio», che ha però un appeal ben superiore: «Vero. E allora dovremo impiegare un po’ di fantasia per trovare altre soluzioni».
- E per rilanciare il marketing, non brillantissimo finora.
«Riteniamo che possa decollare il prossimo anno. Coinvolgeremo le società con un programma triennale che al termine dia un’immagine chiara e indubitabile dell’unità del prodotto, che renda l’Eurolega visibile nel campo e intorno al campo, come accade nella Nba e come si è realizzato anche in Spagna. Valorizzando insomma al massimo il nostro marchio. L’idea è migliorare e dare unità, far capire al pubblico, attraverso la stabilità, che la manifestazione è una sola».
- Giusto ”blindare” la partecipazione?
«Il meccanismo dell’Eurolega è dinamico, si basa su un sistema di ranking che tiene conto dei risultati nei campionati nazionali - a cui teniamo molto - e che premia naturalmente le squadre più forti».
- Verrà ridotto il numero delle squadre.
«Dobbiamo tenere conto che ci sono realtà che non sono in grado di competere a questo livello».
- Definitivamente battuta la Fiba? Il 9 marzo ha ufficialmente accettato di occuparsi solo della nuova coppa che assorbirà Saporta e Korac.
«Non mi piace parlarne. Se nel calcio le polemiche interessano e finiscono sui giornali, noi non possiamo permettercelo. L’accordo con la Fiba è importante, ma è ancora più importante che il pubblico sappia che si può giocare Kinder-Maccabi. Comunque nelle prossime settimane definiremo anche gli ultimi dettagli: l’essenziale è già stato discusso. Del resto, se vogliamo andare avanti, non c’è alternativa: sedersi a un tavolo significa rinunciare a qualcosa pur di arrivare ad una conclusione che non sia però penalizzante per noi».
- Final four a Bologna.
«Ancora qualche problemino da superare, la carenza di alberghi, ad esempio. Quattro mesi sono pochi per organizzare un evento simile. Ma abbiamo avuto ottimi contatti con il Comune, la Prefettura, nonostante non sia questo il momento più facile per la città. C’è disponibilità per aiutarci a costruire un grande evento, che esca dal PalaMalaguti per realizzarsi anche in 25-28 iniziative ospitate da una città non grande, teatro naturale, per coinvolgere al basket e all’Eurolega tutti i bolognesi».
Due giorni a Bologna per stringere gli ultimi accordi: sarà infatti il Palamalaguti, dal 3 al 5 maggio, ad ospitare la ”final four” di Eurolega di cui si inizia stasera il minigirone di ritorno della ”Top 16”, seconda fase di stagione regolare. Jorgi Bertomeu, il giovane avvocato catalano al quale due anni fa l’Uleb aveva affidato il non facile compito di creare un’alternativa all’attività ufficiale della Fiba, illustra situazione attuale e iniziative future. E’ il secondo anno di vita per l’Eurolega. La spallata brusca alla Fiba ha avuto successo: naufragata la Suprolega, l’Euroleague è rimasta l’unica manifestazione di vertice. Con qualche problema anch’essa, se l’investimento della Telefonica, inizialmente previsto per cinque anni, è stato poi spalmato su otto stagioni, se il sistema delle big messe sotto contratto è stato formalmente sostituito con il ricorso al ”ranking”, e cioè alla graduatoria fissata in base ai risultati nel campionato e nella Coppa nazionali e in campo internazionale. Cosa che di fatto non sposta di molto gli equilibri, ma attenua le polemiche.
Un po’ di respiro viene tuttavia dal clima di collaborazione ristabilito con la Fiba, evidentemente incapace, dopo lo strappo dello scorso settembre ad Istanbul, di dar vita a qualcosa di valido, mentre per la prossima stagione già si sa che si ritorna a 24 squadre, otto in meno di quest’anno, ma bisognava accogliere francesi e turche, fedelissime di Stankovic.
«Per un bilancio definitivo bisogna evidentemente attendere la conclusione della Top 16 e le final four di Bologna su cui impiegheremo molto energie, per cui al momento la valutazione non può che essere assai prudente - dice Bertomeu -. Tuttavia posso già dire di essere soddisfatto, dopo le difficoltà dell’avvìo, per il consolidamento dell’Eurolega ottenuto con la maturazione del gruppo dirigente e la collaborazione delle squadre. La risposta del pubblico è stata buona».
- Un po’ meno quella della Tv.
«Il problema più serio è quello greco, anche per quanto attiene l’affluenza di pubblico. Ma non riguarda solo l’Eurolega, quanto il basket in generale».
- In mezza Europa continua ad andare solo criptato.
«Perfino la Nba, rinnovando il contratto televisivo, ha accettato che la gran parte della programmazione non fosse più in chiaro. Ed è il destino di tutti gli sport, a cominciare dal calcio», che ha però un appeal ben superiore: «Vero. E allora dovremo impiegare un po’ di fantasia per trovare altre soluzioni».
- E per rilanciare il marketing, non brillantissimo finora.
«Riteniamo che possa decollare il prossimo anno. Coinvolgeremo le società con un programma triennale che al termine dia un’immagine chiara e indubitabile dell’unità del prodotto, che renda l’Eurolega visibile nel campo e intorno al campo, come accade nella Nba e come si è realizzato anche in Spagna. Valorizzando insomma al massimo il nostro marchio. L’idea è migliorare e dare unità, far capire al pubblico, attraverso la stabilità, che la manifestazione è una sola».
- Giusto ”blindare” la partecipazione?
«Il meccanismo dell’Eurolega è dinamico, si basa su un sistema di ranking che tiene conto dei risultati nei campionati nazionali - a cui teniamo molto - e che premia naturalmente le squadre più forti».
- Verrà ridotto il numero delle squadre.
«Dobbiamo tenere conto che ci sono realtà che non sono in grado di competere a questo livello».
- Definitivamente battuta la Fiba? Il 9 marzo ha ufficialmente accettato di occuparsi solo della nuova coppa che assorbirà Saporta e Korac.
«Non mi piace parlarne. Se nel calcio le polemiche interessano e finiscono sui giornali, noi non possiamo permettercelo. L’accordo con la Fiba è importante, ma è ancora più importante che il pubblico sappia che si può giocare Kinder-Maccabi. Comunque nelle prossime settimane definiremo anche gli ultimi dettagli: l’essenziale è già stato discusso. Del resto, se vogliamo andare avanti, non c’è alternativa: sedersi a un tavolo significa rinunciare a qualcosa pur di arrivare ad una conclusione che non sia però penalizzante per noi».
- Final four a Bologna.
«Ancora qualche problemino da superare, la carenza di alberghi, ad esempio. Quattro mesi sono pochi per organizzare un evento simile. Ma abbiamo avuto ottimi contatti con il Comune, la Prefettura, nonostante non sia questo il momento più facile per la città. C’è disponibilità per aiutarci a costruire un grande evento, che esca dal PalaMalaguti per realizzarsi anche in 25-28 iniziative ospitate da una città non grande, teatro naturale, per coinvolgere al basket e all’Eurolega tutti i bolognesi».