In un’intervista rilasciata a Piero Guerrini su “Tuttosport”, coach Stefano Sacripanti è ripartito dalle origini per parlare della Givova Scafati e di come ha accettato questa avventura pochi mesi fa: “Avevo deciso di aspettare, ero andato a Grand Canyon dove studia e aiuta la squadra di basket mio nipote. Ero proprio al Canyon quando ho ricevuto la telefonata da Scafati. E li, anche per un rapporto con Nello Longobardi che era nel consiglio di amministrazione quando ero ad Avellino e mi ha sempre sostenuto, ho deciso di tornare. Ho trovato una squadra sicuramente allenata. Attilio credo sia un ottimo allenatore, avevano tutte loro regole e costruzione difensiva importante. Però la squadra aveva poca autostima. Si vedeva che si era rotto qualcosa".
Il cammino per arrivare alla quasi matematica salvezza non è stato però così semplice: “Sono partito con la sconfitta con Milano. Poi si fa male Pinkins e non gioca Rossato. Seguono sette partite, 4 vinte. Le tre perse a Reggio Emilia al supplementare, comandando 39' e 20". Con Treviso per un fallo. E con Bologna il tiro aperto di Rossato non è entrato. Perse per episodi. Piano piano ho rimesso un po' della mia pallacanestro offensiva e difensiva, allargato le rotazioni e dato compiti più precisi in attacco, cavalcando un po' di più la libertà individuale. Credo di aver consegnato più la squadra ai giocatori perché la sentissero loro. Il lavoro è stato duro, qui dicono "ci vogliono eppalle", c'era tutto da perdere, con un calendario difficile, quelle forti in casa, i confronti diretti fuori. Adesso non è ancora fatta, però abbiamo compiuto grandi passi in avanti”.
Sacripanti resterà sulla panchina della Givova anche la prossima stagione? “Ho contratto, ma non abbiamo ancora parlato. Sono strafocalizzato sulla salvezza. La Campania è la mia seconda terra, ho fatto Caserta, Avellino e Napoli, mi mancava Scafati, è l'undicesimo anno in regione. Prima della partita di Brindisi, con Napoli e Reggio che avevano vinto, noi ultimi, eravamo spalle al muro”.
Il coach di Scafati ha poi affrontato il tema del fare basket al sud: “Io mi trovo molto bene, lo dico senza problemi. Ho grandissimo dispiacere per la fine di Caserta, ora ripartita da serie inferiori. Amo follemente la città con passione di pallacanestro incredibile. Sono dispiaciutissimo per Avellino, tre finali in tre anni riempiendo il palazzo per 3 anni e poi il fallimento. Napoli sta andando molto bene a livello societario. Mi fa pensare molto a queste grandissime fiammate, si fa pallacanestro vera, rappresentando la comunità a 100% e poi magari per discorso imprenditoriale, per non sapersi mettere insieme, tutto finisce. Un po' di tutta Italia, ma a me è capitato qui. Poi ci vorrebbero più palestre per i settori giovanili. Se ci fossero mille bambini e ragazzini, i palazzi sarebbero pieni in tutta Italia”.
Sacripanti ha chiosato parlando di una delle sorprese della Givova, Riccardo Rossato: “Per me non è una sorpresa, da Napoli l'ho sempre seguito, è un ragazzo di desiderio, volontà, dedizione e rabbia. Soprattutto non è andato in A2 per svernare e rimanere nella comfort zone. La A2 dovrebbe essere campionato di formazione per italiani. Qualcuno lo fa e qualcuno invece si rifugia. Riccardo sta facendo benissimo in A, da giocatore dirompente dalla panchina. Lavora tantissimo e ha ambizione molto forte. E spero sia un esempio da portare per tanti italiani”.