Parlando a Matteo Sorio sul “Corriere del Veneto”, Davide Casarin ha raccontato un aneddoto sulla sua adolescenza: “Tra i 14 e i 18 anni, ispirato dai racconti del mio idolo Drazen Petrovic, andavo in palestra prima di scuola, due volte a settimana. Sveglia alle 5 e un quarto, in campo dalle 6 alle 7.30, doccia e via in classe. Ad aprirmi la palestra, a stare lì con me per poi accompagnarmi a lezione era Alberto Buffo, tecnico dell'U18 della Reyer: la fortuna di aver trovato un allenatore matto come me...”.
Interviene poi anche Giordano Bortolani, parlando del ct Pozzecco in Nazionale: “È un ct che fa storia a sé per l'ambiente che crea: abbiamo lavorato divertendoci, sa farti morire dal ridere, è unico nello stemperare. Sono contento di com'è andata in azzurro, il Poz mi ha invitato a prendermi i miei tiri e mi ha ricordato che la difesa è sempre la base di partenza”.
“Clima super leggero, sì. Poz ti trasmette fiducia – rimarca Casarin - è molto "fisico", cerca gli abbracci, il contatto emozionale. Prima della Spagna mi ha detto "Davide, fregatene, gioca d'istinto e difendi alla morte". I tiri liberi dei primi due punti in azzurro non li dimenticherò”.
Davide poi fa tre dediche per questo suo debutto in Nazionale: “A mio padre, che è sempre una presenza discreta: non l'ho mai visto applaudire un mio canestro, se ne sta in piccionaia, i consigli li tiene per il dopopartita a casa... Poi ad Alessandro Ramagli per lo spazio che mi sta dando a Verona. E a Walter De Raffaele: mi è spiaciuto tanto che i 13 anni di Reyer siano finiti così, lui per me è un secondo padre”.
Adesso si torna però con la testa al campionato: “A Brindisi abbiamo toccato il fondo, ora ci serve il passo in più”, dice Casarin. “Non è una situazione facile, inutile nasconderlo – afferma Bortolani -. Però mancano due mesi e il tempo c’è”.