In una lunga intervista concessa a Michele Contessa su “la Nuova di Venezia e Mestre”, coach Neven Spahija si è aperto a tutto tondo, parlando inizialmente di com’è nata la sua passione per il basket: “Ho iniziato a giocare nella mia città, Sebenico, la pallacanestro era nel mio destino: abitavo nella stessa strada di Drazen Petrovic, abbiamo iniziato a giocare insieme quando avevo 16 anni, lui due in meno, ma aveva un fratello, Aza, più vecchio. Il basket è una "religione" in Croazia, avere accanto un fenomeno come Drazen non poteva non spingermi a praticare questo sport”.
Arrivando all’attualità, Spahija ha sottolineato l’eredità ricevuta da coach De Raffaele: “Ogni allenatore ha una sua filosofia di gioco, la mia è diversa da quella di De Raffaele. La Reyer è una buona squadra, la gara contro Pesaro è stata una delle migliori viste in assoluto, significa che prima di me era stato fatto un buon lavoro”.
Spahija ha anche raccontato delle sofferenze del basket croato dopo gli anni d’oro vissuti in passato: “È vero, il calcio in questo periodo ha preso il sopravvento a livello di risultati. Il nostro movimento sta invece soffrendo un po', ma bisognerebbe avere tanto tempo per approfondire questo discorso. C'è un problema di base che riguarda i club, ma c'è anche un problema finanziario perché mancano investimenti sostanziosi”.