Reduce da un avvio di stagione in Serie A decisamente positivo, Alessandro Cappelletti ha raccontato ad Elisabetta Ferri sul “Corriere dello Sport” tutte le difficoltà superate per arrivare fino a qui: “Mi sono rotto il crociato tre volte. La prima a 18 anni, il sinistro. Poi il destro, a 22 anni: ma appena rientrato, giocavo a Siena, mi sono infortunato di nuovo e mi è balenata anche l'idea di smettere: ho pensato che forse non avessi il fisico adatto a reggere certi carichi. Mi sono aggrappato alla mia forza di volontà e agli affetti e grazie a una persona speciale, che purtroppo oggi non c'è più, mi sono rimboccato di nuovo le maniche e sono ripartito. Ringrazierò per sempre la Virtus che ha creduto in me quando non ci credeva più nessuno, anche se da loro ho avuto un ruolo marginale è stato un anno di rinascita. È stato bello lavorare con Djordjevic, conoscere il popolo bianconero. Abbiamo anche vinto una Basketball Champions League che sento un po' più mia, in coppa ero più utilizzato che in campionato”.
Dopo l’esperienza felsinea c’è stata prima l’avventura a Torino e poi quella ad Udine: “Ma perdo la finale promozione proprio contro Verona. Il paradosso è che mi ha voluto la società che mi ha battuto e in spogliatoio ho dovuto accettare qualche sfottò. Però valeva la pena, coach Ramagli mi sta trasmettendo una fiducia incredibile e mi sto godendo questa nuova esperienza al piano di sopra. Finalmente da protagonista. Penso che Ramagli, oltre ad essere umanamente super, sia sottovalutato dal punto di vista tecnico. Finora non abbiamo raccolto quanto seminato, spero sapremo farlo d'ora in poi”.