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La scheda - Con Wayne Selden sognare è lecito per la Tezenis Verona

L’esterno americano si appresta a giocare la sua prima stagione in Italia

La scheda - Con Wayne Selden sognare è lecito per la Tezenis Verona

Di Riccardo Crisci

Se il 2002 per la Verona del basket viene ricordato come l’inizio del calvario a seguito del fallimento della storica Mash Verona, la quale solamente due anni prima (1999-2000) era riuscita ad approdare in semifinale scudetto ed a conquistarsi l’accesso ad Eurolega, il 2022, invece, sarà sicuramente marchiato a fuoco nella storia della città come l’anno della rinascita in massima serie.  Vent’anni esatti sono stati necessari per ricostruire da zero una nuova società con solide basi ed una pianificazione lungimirante in grado di garantire stabilità e crescita nel tempo, ma finalmente la città di Romeo e Giulietta potrà tornare in quella Serie A che negli anni ’90 ha contribuito ad arricchire con grandi campioni (Mike Iuzzolino, Henry Williams, Louis Bullock solo per citarne alcuni) ed in cui ha alzato una Coppa Italia (1991), una Supercoppa italiana (1996) con ciliegina sulla torta la Coppa Korac vinta nel 1998.

A guidare la truppa in questo primo anno in paradiso il confermatissimo ed esperto coach Alessandro Ramagli, capace di centrare l’obiettivo promozione al suo primo anno in Veneto. La continuità del progetto che ha portato al successo nel campionato di Legadue è data dalle numerose conferme giunte al termine della stagione, simbolo di un’identità corale che trova nella coesione del gruppo le sue fondamenta: i tifosi potranno dunque riabbracciare Francesco Candussi, Davide Casarin, Karvel Anderson, Xavier Johnson e Liam Udom e naturalmente il capitano e beniamino dei tifosi di casa Guido Rosselli, giunto ormai al quarto anno in cui rappresenterà i colori giallo-blu.
A questi sei giocatori sono stati aggiunti Alessandro Cappelletti, Matteo Imbrò, la giovane promessa classe 2003 Alessandro Ferrari a potenziare il comparto italiani: nel reparto stranieri, invece, si registra la firma della promettente ala grande del ’97 Aric Holman, il solido centro “bonsai” dotato di altissima intensità Taylor Smith e la ciliegiona sulla torta nello spot di ala piccola.  

Un ritorno atteso tanto atteso ed agognato non poteva non concludersi senza una chiusura di mercato col botto, portando in Italia un giocatore che potrebbe ambire al premio di miglior rivelazione dell’intero campionato: Wayne Selden Jr. Nativo di Roxbury (Boston) in cui viene al mondo il 30 dicembre 1994, per tutti gli appassionati di college basket non sarà certamente un nome nuovo. Trascorre in fatti tre stagioni con addosso una delle maglie degli atenei più prestigiosi e vincenti della storia NCAA, Kansas (attualmente campioni in carica del torneo), e lo fa da titolare inamovibile sin dal suo primo anno da rookie, lasciando intravedere qualcosa di speciale. Le cifre e l’impatto migliorano di stagione in stagione, passando dai 9.7 punti di media del primo anno, ai quasi 14 (13.7) del suo terzo ed ultimo ciclo accademico trascorso al college, rivelandosi uno dei giocatori più elettrizzanti in circolazione grazie ad un atletismo ed un’elevazione che, mischiati a talento ed estro, regalano alcune delle schiacciate e giocate più sbalorditive dell’intero Paese.
Kansas arriva a conquistare l’accesso alla fase Elite 8 del torneo Ncaa - quella che sancisce le quattro pretendenti al titolo che andranno a comporre il tabellone delle attesissime Final Four. Pur senza riuscire ad accedere a quest’ultimo appuntamento, l’ottima stagione trascorsa sia singolarmente che di squadra fornisce a Selden la convinzione che sia ora di dichiararsi eleggibile al Draft NBA 2016, in cui però, a causa di un rendimento considerato globalmente troppo altalenante nonostante l’indubbio talento, finisce per non esser scelto da nessun team.

Senza perdersi d’animo decide di mettersi in mostra in G-League con gli Iowa Energy, la squadra legata alla franchigia dei New Orleans Pelicans, e non ci mette molto a far capire di esser pronto per tentare di giocarsi le sue carte nella massima lega al mondo. Offensivamente il talento e l’atletismo confermano la loro bontà; pur non spiccando particolarmente in concentrazione difensiva, grazie al suo istinto ed alle sue gambe esplosive, riesce a convincere la dirigenza dei Pelicans a farlo esordire in Nba dopo appena 35 gare.

Inizia così la avventura nel piano superiore, dove colleziona un totale di 124 partite giocate e di cui può vantare la presenza ai playoff 2017 con i Memphis Grizzlies, che nel frattempo lo avevano prelevato proprio da New Orlenas. Le statistiche raccontano di un Wayne Selden in grado di produrre 7.3 punti, 2 rimbalzi e 1.5 assist di media in quasi 20 minuti di media in campo nella Lega in cui ogni bambino al mondo sogna di giocare dal momento in cui si innamora di questo sport. È vero, le cifre non raccontano tutto, ma al tempo stesso aiutano ad avere un’idea del potenziale impatto che un giocatore di questo talento potrebbe riversare nel nostro massimo campionato nazionale.

L’avventura al di fuori degli Stati Uniti vede Wayne toccare Cina, Israele e Turchia. Nel Vecchio Continente alza una Fiba Europe Cup con l’Ironi Nes Zioni nel 2021, aggiudicandosi il trofeo di Mvp delle finali da dominatore assoluto. Wayne Selden non approda dunque a Verona totalmente privo di quel necessario ambientamento richiesto per mantenere un’ottima efficacia in un contesto di pallacanestro radicalmente differente sul piano del gioco rispetto a quello americano in cui si è cresciuti, e questo sarà un aspetto che potrà facilitarne l’inserimento all’interno di un gruppo che per metà ha già rodato una certa chimica di squadra.

Sul piano prettamente del gioco, si parla di un giocatore che offensivamente sarà sicuramente in grado di offrire prestazioni esaltanti sia in termini di produzione offensiva sia in termini di spettacolo: il nodo centrale sarà rappresentato dalla continuità che riuscirà a garantire nel corso dell’anno. La grande esplosività e reattività di gambe ne fanno il prototipo del giocatore da 1vs1 a stelle e strisce, capace di creare grandi vantaggi dal palleggio e di arrivare al ferro con un notevole bagaglio di soluzioni. Se l’abile coach Ramagli saprà gestire i momenti in cui lasciargli spazio creativo in isolamento a momenti in cui richiamarlo ad un gioco più ordinato e organizzato, allora potremmo davvero parlare di un giocatore in grado di fare la differenza senza ombra di dubbio.

Non è un tiratore puro dall’arco dei tre punti soprattutto sugli scarichi, ma in compenso il jumpshot risulta difficilmente marcabile sia per rapidità nell’arresto dal palleggio sia per l’elevazione da cui effettua il rilascio in sospensione. Difensivamente, alterna sprazzi di grande agonismo che traduce in grande pressione sulla palla (ancora una volta, le gambe gli consentono di esser difficilmente battuto) o in anticipazione sulle linee di passaggio, che spesso conclude con spettacolari voli sopra al ferro (lo vedremo spesso nella top ten delle migliori giocate settimanali).

La Tezenis Verona è pronta dopo vent’anni a ritornare a calcare i grandi campi della Serie A italiana, ha le idee molto chiare ed un gruppo solido di cui ha saputo mantenere l’ossatura portante in grado di garantire un’identità forte e trasmettere senso di appartenenza verso i colori rappresentati. E con la ciliegi(o)na Wayne Selden sognare è lecito.

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