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Gianmarco Pozzecco a tutto campo: “Sono uno molto fortunato che grazie al basket ha unito desideri e passioni. La Nazionale? Mai avrei pensato di diventarne il CT”

Il nuovo allenatore azzurro si è aperto sul settimanale “Il Venerdì”

Gianmarco Pozzecco a tutto campo: “Sono uno molto fortunato che grazie al basket ha unito desideri e passioni. La Nazionale? Mai avrei pensato di diventarne il CT”

In una lunga intervista a Walter Fuochi sul settimanale “Il Venerdì”, Gianmarco Pozzecco ha parlato del suo avvicendamento sulla panchina della Nazionale: “Nulla avviene per caso, però è vero: non ricordo un solo attimo della mia vita in cui ho pensato di fare il CT. Non sono fatalista, intristirei se capissi che a guidarci è il destino. Non ero predestinato neanche da giocatore: troppo piccino, dicevano, eppure l'ho fatto, per scelta e con volontà. E ora faccio il ct, continuando su un percorso simile a quello di tanti colleghi. Ho avuto club piccoli e grandi, anni buoni e anni meno”.

Poi il “Poz” ha cercato di dare una ragione alla sua popolarità: “Perché, spero, trasmette passione. E tenterà di comunicare amore. Quello per la maglia azzurra l'ho provato da giocatore, ma anche da tifoso: tutti abbiamo nel cuore nazionali più che amate, calcio in testa. Poi vorrei creare rispetto per i giocatori italiani, che serenamente ritengo forti. E lo stesso rispetto pretenderò fra loro. Passo per tollerante, su questo non lo sarò mai. Il compagno è sacro”.

Ettore Messina lo aveva incluso lo scorso anno nel suo staff e ora il posto da ct: “La Nazionale non c'entrava, al più s'ipotizzava, sbagliando, che avrei preso il posto di Ettore all'Armani. No, tutto più semplice. Quando uno dei migliori del mondo ti propone di lavorare con lui non esiste dire di no. Non sono uno da convenienze, guardo le opportunità”.

Alla soglia dei 50 anni (li compirà il prossimo 15 settembre), quindi chi è ora Gianmarco Pozzecco? “Un tizio molto fortunato che grazie al basket ha potuto unire desideri e passioni, in tempi in cui l'assenza di desideri è il limite di troppi ragazzi. Non m'infastidisce se spesso m'hanno disegnato come non sono ma non sopporto le allusioni, tipo quelle su sostanze mai accostate in vita mia. Continuo a fare ciò che amo, non ricordo un Gianmarco senza basket, anche vissuto senza obiettivi, felice solo, come oggi mi manca, di sfidare "uno contro uno" mio fratello in camera nostra”.

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