Che sia una svolta epocale, così come l'ha definita il presidente della Fip Gianni Petrucci, lo dirà solo il tempo. D'altronde, sognare non costa niente ma il coronavirus può costare caro. La Vanoli Cremona lo sa bene: nessuna società è più adatta a diventare la Nazionale sperimentale del campionato. Una squadra cioè composta quasi esclusivamente da giovani italiani da valorizzare, a cui aggiungere nel roster un massimo di due stranieri come insegna la pallacanestro italiana di una volta e che in tanti rimpiangono. Ma l'emergenza che ha fermato per quasi due mesi il Paese e che ha cancellato prematuramente anche la stagione, non guarda in faccia a nessuno. La società lombarda, probabilmente come molte altre, è chiamata a una riorganizzazione importante per garantire l'iscrizione alla prossima serie A. Tuttavia, la tavola appare già apparecchiata: in panchina siede Meo Sacchetti che è anche il c.t. della Nazionale. Il suo braccio destro, Gianmaria Vacirca, è l'uomo mercato del club ed è stato il primo a lanciare l'idea, in un'intervista al quotidiano “La Provincia di Cremona” la settimana scorsa, di un progetto Club Italia come futura identità della Vanoli, già solida certezza della massima serie da più di un decennio.
RISCHI E PRUDENZA
"È un'idea splendida ma che dobbiamo far convivere con le difficoltà di una crisi profonda - spiega il vicepresidente della società Davide Borsatti - Se dovesse concretizzarsi, inevitabilmente si dovranno correre dei rischi".
È evidente: almeno per il momento, dal quartier generale, trapela la massima prudenza. Ma il senso del progetto potrebbe essere questo: una squadra, magari già la prossima stagione, che riparte dai giocatori sotto contratto, in tutto quattro, a cui aggiungere un mix di talenti prelevati dal settore giovanile, su cui la società sta effettivamente investendo in questi anni, e qualche diamante allo stato grezzo da pescare in A2. Da questo punto di vista il club ha già dimostrato di avere occhio. Sono tanti i jolly estratti dal mazzo negli ultimi anni. In altre parole, Cremona, con gli italiani, ci sa fare. Pippo Ricci, pescato dalla Vanoli tre anni fa dalla serie A2, è stato sin da subito uno dei punti di forza della Virtus Bologna di Milos Teodosic, schiacciasassi nell'ultimo campionato e competitiva anche in Eurocup.
Raphael Gaspardo, a Cremona dal 2015 al 2017, si è rivelato l'agente speciale, in difesa e in attacco, della splendida realtà che è Brindisi, finalista dell'ultima Coppa Italia. Paul Biligha, prelevato da Ferentino cinque anni fa, è diventato il centro della Nazionale.
LA BASE AZZURRA
Sono tre dei tanti giocatori su cui Cremona ha avuti il coraggio di scommettere, valorizzandone il talento con fiducia e pazienza. Allo stesso modo, Michele Ruzzier quest'anno è il play che al Forum ha messo più nei guai l'AX Milano. Nicolò De Vico, oltre a ricoprire tre ruoli, ha dimostrato di avere il sangue freddo necessario per trasformare gli scarichi di capitan Travis Diener in tre punti sicuri nei momenti che scottano. Nicola Akele, in pochi mesi, è diventato l'airone difensivo capace di marcare piccoli e grandi indistintamente. Sono loro gli italiani a cui la Vanoli si affiderà anche per la prossima stagione con contratti garantiti, in aggiunta al finlandese Topias Palmi e al serbo Vojislav Stojanovic, che ha un'opzione.
"Per un passo del genere serve una forte programmazione societaria, tecnica e contrattuale - è il commento del presidente Aldo Vanoli- Qualcosa che già avevamo avviato nel corso degli ultimi anni, firmando giocatori con accordi pluriennali e iniziando a valorizzare il settore giovanile".
Davanti a una crisi profonda come quella che il Paese sta attraversando, con il tessuto imprenditoriale del territorio che cerca di rialzarsi, sostenere economicamente una squadra di basket di Serie A potrebbe essere l'ultimo dei problemi per qualunque azienda.
SOGNI E REALTA’
E così, la scommessa squadra soprattutto italiana, anche a costo di un budget ancora più sostenibile rispetto al passato, potrebbe diventare una soluzione da cui ripartire. Con un po' di fortuna, che non guasta mai, e tanta cautela: la parola d'ordine è innanzitutto questa e d'altronde lo è sempre stata. La storia della Vanoli Cremona è proprio il frutto di una strategia costruita nel lungo periodo. Passi più lunghi della gamba, mai. Piedi ben piantati nel terreno, sempre. Poi ci sono i sogni. Come la salvezza all'esordio in serie A. Sembrava utopia, era il 2009. Eppure, undici anni dopo, questo club è ancora qui. La stessa cosa si può dire dei playoff, mai raggiunti fino al 2016 e sempre centrati nelle ultime due stagioni, e soprattutto della Coppa Italia, conquistata con merito proprio l'anno scorso. Sogni diventati realtà. E allora sì, se dovesse concretizzarsi anche il progetto Club Italia, comunque vada, la svolta sarà epocale.
Giacomo Iacomino