John Brown III rappresenta il prototipo del giocatore per cui avversari, compagni, allenatori e tifosi provano un’immensa ammirazione e rispetto. Non è altissimo per il ruolo (203 cm e viene schierato da 4 o da 5 nei quintetti di Vitucci), ma è un agonista unico, uno che letteralmente non dà per morto un pallone che sia uno. L’energia che mette sul parquet Brown III è da insegnare in tutti i minibasket ed è quella carica che si porta dietro da un’infanzia difficile vissuta senza un papà e un lavoro che desse serenità alla mamma.
Che John fosse una gemma difensiva lo si era già capito al college, trascorso tra Jacksonville (Florida), Raleigh (North Carolina) e Oldsmar (Florida), quando, oltre ad aver vinto un paio di volte il premio di Big South Conference Player of the Year (2014 e 2016), nell’anno da senior viene eletto come difensore dell’anno della sua conference. Tuttavia, nel draft 2016 nessuna squadra NBA decide di scommettere su di lui e così Brown III si trasferisce in Italia alla Virtus Roma: qui, in Serie A2, è la stella della squadra, tanto che gioca oltre 35 minuti a partita, registrando 19.9 punti e 8.3 rimbalzi (di cui 4.4 offensivi) di media. Dopo aver trascinato nella stagione ’17- ’18 Treviso ai quarti di finali nella serie cadetta, nell’estate 2018 arriva il salto di categoria, firmato Brindisi, dove viene ribattezzato subito Giovanni Marrone e dove diventa in poche partite il beniamino dei tifosi del PalaPentassuglia.
Se guardiamo le medie del #00 c’è stato un calo in quest’annata, seppur lieve, in punti (da 14.3 a 11.8), rimbalzi (da 6.4 a 6.1) e percentuale da due punti (da 55.8 a 48.1) ma mai come nel suo caso i numeri possono portare a conclusione sbagliate. John Brown III infatti è l’anima dell’intera Brindisi, restando in prima linea quando c’è da combattere e abbandonando per ultimo quando, e questo lo decide lui, è arrivato il momento di alzare bandiera bianca.
Se vi piace lo sport, non potete non amare JBIII.
Testo a cura di Matteo Puzzuoli di Overtimebasket.com