A scuola per parlare di tifo, del rapporto con i tifosi e per spiegare che il razzismo non può vincere. A farlo sono stati il Presidente della VL Ario Costa, il direttore sportivo Stefano Cioppi, i nostri giocatori James Blackmon e Mark Lyons, insieme a Paolo Nicola Manzo (per tutti “Pale DJ” ma oggi in veste di allenatore dei piccoli cestisti dei Bees Pesaro): un campo di gioco speciale nella mattinata di oggi, in cui il “parquet” è stato quello dell’Aula Magna del Liceo Nolfi Apolloni di Fano. L’incontro è stato possibile grazie all’impegno e allo sforzo organizzativo del grande tifoso VL Riccardo Ciccardesi, sempre presente ai match dei biancorossi che segue con grande affetto e calore. “Tifoseria e razzismo: racconti” è stato il titolo dell’incontro arricchito dalle testimonianze video di grandi ex amati dai tifosi di Pesaro, Daniel Hackett e Daniele Cavaliero, oltre a quella diEmanuele Maccaferri, fondatore dell’associazione Scuola di Tifo. Centinaia i ragazzi che hanno potuto ascoltare le parole degli ospiti della giornata per capire come lo sport può essere un valido mezzo non solo a livello agonistico ma anche sociale.
“Una sconfitta è un momento passeggero, uno stimolo per rialzarsi e fare ancora meglio. Nulla giustifica il fatto di comportarsi male, in campo e nella vita di tutti i giorni, davanti a te ci sono persone che devono essere rispettate. Una educazione corretta impedisce fenomeni di razzismo: in squadra ho ragazzi di nazionalità diverse e questo oggi è un fatto normale”, ha detto Manzo parlando ai giovani studenti del liceo fanese.
“Il sostegno dei tifosi quando è positivo ci carica, per me la mia squadra è tutto, sono molto legato al mio gruppo di compagni e questo mi fa andare oltre ogni problema. Sono un giocatore di basket e devo restare concentrato su ciò che avviene in campo. La mia passione per la pallacanestro è nata quando avevo 5 anni: mio padre è stata la prima persona a mettermi il pallone in mano. Lo spirito di fratellanza in una squadra è fondamentale per giocare nel miglior modo possibile”, ha spiegato James Blackmon.
“I tifosi sono una parte della squadra, sono il sesto uomo, il fattore che ci spinge a dare tutto in campo. In caso di insulti invece cerco di non farmi influenzare: a volte sono stato vittima di insulti razzisti ma ho sempre cercato di non dargli troppo peso e di rimanere concentrato sul match. Ho perso mio padre da bambino ma ho avuto la fortuna di essere il miglior giocatore del mio quartiere: anni dopo grazie a una borsa di studio la passione che ho per questo sport si è trasformata in un lavoro. Una squadra è prima di tutto un gruppo di amici”, ha detto invece Mark Lyons. Al termine dell’incontro tutti a fare le foto con i nostri campioni e con Richi, che ringraziamo molto per averci permesso di approfondire alcuni temi che purtroppo spesso nella vita quotidiana passano in secondo piano ma che sono invece imprescindibili.