Sapevate che il 91% dei giocatori italiani di serie A ha ottenuto almeno un diploma di scuola superiore, o che più del 50% dei ragazzi dei vivai delle 16 squadre LBA ha una media superiore al 7? Eravate a conoscenza che quattro giocatori di Serie A sono laureati, Maurizio Tassone di Cantù, Nicola Natali e Giancarlo Ferrero di Varese, Andrea Coronica di Trieste e altri 9 stanno studiando all’università, tra i quali gli azzurri Gianpaolo Ricci e Paul Biligha, nonostante il loro impegno professionistico nello sport. Sono alcuni dei risultati di una ricerca promossa dalla Lega Basket di Serie A sui giocatori e sui vivai delle società di vertice italiane e realizzata da A Better Basketball che è stata illustrata oggi a Firenze nella prima edizione del workshop Next Generation Educational sul tema: cosa può fare LBA per i cestisti studenti italiani.
Dopo i saluti del presidente della Lega di serie A, Egidio Bianchi, del presidente della Federazione Italiana pallacanestro, Gianni Petrucci, e di Virginio Bernardi, uno dei tre fondatori di A Better Basketball, il workshop, condotto da Mino Taveri, ha trattato i temi cruciali del rapporto tra basket di vertice, i risultati accademici dei giocatori e la loro necessità di costruirsi un futuro al di fuori della pallacanestro, prima ancora che la loro carriera sportiva finisca.
Sono intervenuti:
Paolo Del Bene, direttore della AS LUISS Roma, che partecipa al campionato di serie B, l’unico ateneo italiano ad offrire borse di studio a sportivi sull’esempio delle università americane, un perfetto esempio di Dual Career.
Nicola Natali, giocatore della Openjobmetis Varese e laureato con 110 e lode in Economia, che anche in un video in cinese, lingua che studia da tre anni, ha spiegato come la laurea non basti e sia necessario crearsi le proprie conoscenze anche in ambito non prettamente scolastico.
Gianpaolo Ricci, azzurro della Vanoli Cremona, a pochi esami dalla laurea in matematica, ha invece raccontato quanto studiare una materia così difficile lo aiuti anche ad essere un giocatore migliore e sia prezioso il sostegno accademico del Cus Bologna, col quale ha giocato nei campionati studenteschi, che gli fornisce dei tutor per i suoi studi.
Mara Invernizzi, vicepresidente della Fip ed ex giocatrice, attualmente Private banker, ha invece sottolineato la necessità di crearsi conoscenze e alterative alla carriera sportiva prima ancora che finisca, proponendo soluzioni istituzionali per aiutare i giocatori nel difficile passaggio tra il campo e il mondo del lavoro.
Filippo Barozzi, direttore generale della Grissin Bon Reggio Emilia ha trattato e offerto spunti di discussione preziosi su un tema di grande attualità per gli studenti-giocatori e le loro società italiane, i primi reclutati sempre più numerosi dalle università americane, le seconde che vedono svanire i frutti del lavoro nei loro vivai, non potendo offrire alternative ugualmente affascinanti a quelle dei college statunitensi.
Federico Mussini, giocatore della Grissin Bon Reggio Emilia, è entrato nel vivo della sua esperienza di studente-giocatore alla St.John’s University, che gli dà, tra l’altro, la possibilità di continuare gli studi godendo della borsa di studio americana anche se è tornato a giocare in Italia.
Infine Paolo Vazzoler, ex capitano della Benetton Treviso, attualmente Unit manager del gruppo Marzotto e presidente della De Longhi di A-2, ha brillantemente collegato la sua esperienza di studente-lavoratore-giocatore a quella dei suo molti anni di manager di alto livello di grandi aziende sottolineando come, nel basket di oggi, siano i procuratori, prima ancora dei club, a dover spingere gli atleti a ottenere risultati scolastici.
Il presidente della LBA, Egidio Bianchi ha tratto le conclusioni dell’iniziativa, dopo aver commentato i dati relativi alla ricerca che mostra una criticità sulla quale LBA è decisa ad intervenire: l’80% dei giocatori di 16-17-18 anni dichiara di volersi iscrivere all’università dopo il diploma ma, attualmente, in Serie A, solo il 17.5 dei giocatori professionisti risulta laureato o iscritto ad un ateneo.
“Il tempo delle parole e dei propositi è finito – ha detto il presidente Bianchi -, è necessario agire subito per aiutare concretamente i giocatori italiani a migliorare le proprie conoscenze e a prepararsi alla loro carriera extra sportiva. Credo sia doveroso che il primo passo in questa direzione fosse della Lega Basket Serie A che è la locomotiva di tutto il movimento, ma mi auguro che la nostra ricerca possa essere allargata anche alla Lega Nazionale e possa diventare lo spunto per un lavoro comune di tutto il basket italiano. Vengo dal mondo delle aziende e so bene quanto sia apprezzata e richiesta un’esperienza sportiva da chi offre un lavoro: sport vuol dire conoscere le logiche del team building e del gruppo, è un valore aggiunto che unito ad una preparazione accademica adeguata risulta vincente”.
In conclusione, è stato eletto il primo quintetto All Star della Next Generation Educational: si tratta di ragazzi di quarta e quinta superiore selezionati tra coloro che hanno una media scolastica superiore all’8. Sono stati premiati:
Gabriele Bernardino (Dolomiti Energia Trento) eletto MVP
Leonardo Pellicciari (Grissin Bon Reggio Emilia)
Simone Marrone (Fiat Torino)
Federico Tognacci (VL Pesaro)
Alberto Besozzi (Grissin Bon Reggio Emilia)
- (campione: 74 giocatori italiani professionisti)
- 5.5% Laureati (4)
- 12% Studenti universitari (9)
- 74.5% Diploma medio superiore (55)
- 8.% Diploma professionale o medio inferiore (6).